Pianosa

Dell’Italia piena di professori, immobile, vana, incapace e cialtrona.

Leggo questo articolo: il carcere di Pianosa restaurato e visitabile.

Partiamo dalla prima cosa che mi viene in mente: chi diavolo esce di casa per andare su un’isola a vedere un carcere restaurato? Chi è solleticato dal brivido di entrare nelle celle dei vecchi brigatisti?

Veniamo alla seconda cosa che mi viene in mente. Data la demografia per cui tutti i famosi “diritti” che dovevano essere finanziati dai molti giovani a favore dei pochi anziani stanno collassando perché ci sono molti anziani e pochi giovani finanziatori, direi che se non fossimo decadenti invece di spendere soldi nel restaurare un inutile carcere su un’isola dovremmo darci altre priorità. Non si contano gli esempi, per dire, vicino casa mia c’è un parco che risulta da un insieme di discariche e scolmatori fognari, piantumato alla fine degli Anni Ottanta, adesso ci stanno scavando un sacco di laghetti e di fossi, credo per la “biodiversità”, se non che ogni laghetto costa attorno al mezzo milione di euro. A me vengono in mente tante altre cose che si dovrebbero pagare con quel mezzo milione, invece del laghetto con le paperelle.

La terza cosa che mi viene in mente è che negli USA tutto quello che è “nuovo” viene visto come intrinsecamente “migliore”. Che siano cose o persone. Non è un Paese per vecchi e per cose vecchie. Incidentalmente questo porta al famoso problema del continuo comprare cose nuove e buttare quelle vecchie senza nemmeno considerare l’idea della durata e della riparazione. In Italia abbiamo l’idea opposta e cioè che tutto quello che è “vecchio” sia intrinsecamente “migliore”. Siamo un Paese di vecchi e cose vecchie. Se gli Americani buttano via e quindi sprecano, noi rimaniamo attaccati a cose che dovremmo buttare e sprechiamo ugualmente perché nel portare avanti il vecchio spendiamo risorse che dovremmo investire per rinnovare.

Questa idea del “vecchio” come “migliore” ha tante ricadute. Dalle baronie, spesso ereditarie, tanto nel “pubblico” che nel “privato” alle idee assurde come il “bonus edilizio”. Il “bonus” non è assurdo solo perché lo Stato finanzia le “ristrutturazioni” dei privati ma perché l’idea di “ristrutturare” è folle di perse. I manufatti edilizi sono come qualsiasi altra cosa, nascono, vivono e muoiono. Arrivati alla fine della loro “vita utile” vanno demoliti e sostituiti. Invece noi abbiamo questa idea di “immobilizzare”, di “congelare” l’esistente, come se una palazzina degli Anni Settanta valesse come un tempio greco del V secolo. Quindi giù con l’idea del “restauro”, che poi nel caso della palazzina significa ricollocarla sul mercato con un valore assolutamente fittizio, finzione che però siamo costretti a mantenere perché quel valore è a bilancio delle famiglie e delle banche. Ci sono certe storture che lasciano interdetti, come i concerti dentro i teatri romani, a riprova che non si distingue una cosa da un’altra.

Torniamo a Pianosa. Pare sia un’isola di proprietà del Demanio. Ora, il Demanio ha un patrimonio. Delle due l’una. Ci sono le competenze e i talenti tra il personale del Demanio non solo per “conservare” nel senso museale ma anche per mettere a frutto questo capitale. Non ci sono queste competenze perché il “pubblico” è solo il modo più semplice per distribuire rendite e favori, quindi il patrimonio del Demanio diventa necessariamente un costo e deve essere alienato. Possibilmente non come le “privatizzazioni” di prodiana memoria che smantellarono le “Aziende di Stato” con la loro “funzione sociale” per arricchire amici e amici degli amici.

Quello che non ci possiamo permettere è continuare questa commedia della “cultura” che ci viene trasmessa dai “professori” nelle vesti di profeti in comunione con l’Altissimo e che ci vuole fare vivere come comparse in un presepio vivente. Bisogna decidere cosa vogliamo tenere perché ha un valore storico e tutto il resto va demolito e ricostruito, quando utile e necessario, oppure rimesso a cultura o anche a bosco. Quello che smette di crescere, muore. La “decrescita felice” è un concetto che nell’Universo non esiste, decresci mentre muori.

Ironicamente i “professori” convivono con i demagoghi che professano la volgarità, cioè in sostanza l’idea opposta alla “cultura”. Demagoghi che rappresentano legioni di bestie ignoranti che possono valutare il mondo solo attraverso la quantità, ecco poi perché, tornando agli USA, si vendono i macchinoni giganteschi che fanno quanto più rumore possibile, si vendono le uova in confezioni da 32, le bottiglie di cola da 25 litri, eccetera. Questi buttano giù le città per farci i grattacieli di acciaio e vetro. Come direbbe il Milanese Imbruttito, “figa e fatturato”. Quindi non si tratta solo di demolire ma anche di farsi venire in mente cosa costruire, come, dove e perché. L’Italia odierna è venuta su per caso, col famoso “boom economico” che voleva dare il benessere a tutti, non importava come. Poi c’era l’idea che il benessere sarebbe sempre aumentato quindi avremmo avuto tutto il tempo e il modo di rifare le cose meglio, con maggiore cura, attenzione, spendendo più soldi. Invece ci troviamo con le stesse capacità di allora in termini di risorse umane e con il problema che se li pensavamo alla “crescita”, ora pensiamo alla “decrescita”.

Per Pianosa, mi sembra come per le concessioni balneari, un altra vexata quaestio perché in teoria queste concessioni andrebbero rinnovate con apposite gare e invece sono altre baronie ereditarie. Comunque, io darei l’isola in concessione ai privati perché la utilizzino a fini turistici, ovviamente col vincolo che tutti i lavori debbano essere approvati. Anche se questo ci riporta al problema che se esistessero le competenze per valutare i lavori il Demanio non dovrebbe alienare i propri beni.

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