Ariston

Delle commedie globali

Allora, leggiamo sui giornali che la Federazione Russa ha “nazionalizzato” i beni della azienda Ariston che si trovano sul suo territorio.

Ben gli sta, ad Ariston, cosi impara a delocalizzare nel Terzo Mondo perché la manodopera costa meno e si ottiene qualsiasi permesso dalle “autorità” col sistema delle bustarelle. Tutto bello, tutto facile, fino a che il capoccia di turno si mette in testa di rovesciare il tavolo e si scopre che la “deregulation terzomondista” è un’arma a doppio taglio.

D’altra parte, torniamo alla litania dei “personaggi mediatici” come il signor Orsini e il signor Travaglio, circa i torti, le ragioni e soprattutto la vittoria e la sconfitta. Quale guerra voleva muovere lo “Occidente” alla “Russia” (che, lo ripeto, è una figura retorica) quando non preparava scorte di armi e munizioni, muoveva le proprie aziende in “Russia” e diventava cliente delle forniture “russe” di minerali e combustibili?

Come diceva Putin in persona, le “sanzioni” ovviamente danneggiano prima la economia “occidentale” di quella “russa” e sono concepibili solo per l’enorme sproporzione tra le due economie, quindi quella occidentale può incassare meglio le perdite.

A chiunque non sia scemo o pazzo appare ovvio che la “guerra” non l’ha voluta lo “Occidente”, che non ha niente da guadagnare. Viceversa, muove proprio dalla idea che lo “Occidente” sia debole e ricattabile per via del danno economico che gli si impone e per la poca propensione a tollerare fastidi di una popolazione complessivamente abituata al lusso e al privilegio, contro la popolazione “russa” avvezza all’idea che la vita sia solo dolore e sofferenza.

Allo stesso modo, è anche evidente che non ci sono fabbriche “russe” in Italia o in Europa, Putin può espropriare le aziende italiane o europee sapendo che il peggio che gli può capitare è che le stesse aziende rinuncino a vendere i propri prodotti in “Russia” o a comprare materie prime dalla “Russia”, vedi alla voce “sanzioni”. Insomma, cornuti e mazziati. Si, ci sono i conti bancari, azioni, eccetera, tanto degli “oligarchi” che dello Stato, collocati nel sistema finanziario “occidentale” ma Putin sa bene che magari glieli bloccheranno per un po’ ma difficilmente saranno espropriati, perché in “Occidente” non c’è una entità che se li può intestare e perché una mossa del genere farebbe pensare a tutti gli altri “autocrati” ed “oligarchi” sparsi per il mondo che i loro capitali all’estero potrebbero fare la stessa fine in ogni momento, con tutte le conseguenze.

Putin ha tante altri assi nella manica, per esempio potrebbe trattare separatamente con ogni Paese “occidentale”, promettendo ad uno di salvaguardare le sue aziende e i suoi interessi in “Russia” contro quelli di un altro Paese. Come dimostra il caso ungherese e certi scemi e pazzi italiani, non è inconcepibile che la Germania decida di trovare un accordo con Putin, meglio se sottobanco, contro le dichiarazioni di principio della UE nel suo insieme e magari contro gli interessi di, che ne so, Francia o Italia, meglio se in ambiti in cui sono concorrenti. Alla fine è sempre il vecchio “divide et impera”.

Ieri passavo sotto un megamanifesto elettorale di Salvini, poverino sta cadendo in vite, che sotto il suo faccione sorridente recitava “a difesa delle case e delle auto degli Italiani”. Più avanti ce n’era un altro uguale con scritto “più Italia e meno Europa”. Appunto, i due elementi su cui farà leva Putin, l’eventuale danno economico generale che si trasferirà nel danno economico per ognuno nelle piccole cose quotidiane e l’idea che si possa anzi si debba giocare sui diversi tavoli per salvaguardare lo “interesse nazionale” a dispetto di considerazioni “geopolitiche”. Una cosa che non viene considerata in questo ragionamento è che, ancora, è un’arma a doppio taglio. Andiamo per conto nostro per le faccende in cui ci conviene poi però ci troviamo per conto nostro in tutte le faccende, anche quelle dove non ci conviene.

Questa vicenda mi porta a considerare con sorpresa il fatto che continuo a sopra-stimare la gente, tutta. Nel nostro caso tanto gli Italiani che i “Russi”. Soprattutto i “Russi”. Per me è inconcepibile che davanti ad un futuro incerto e alla consapevolezza del fallimento, vogliano tornare indietro ad una “età dell’oro” indefinita che collocano tra l’Impero Zarista e l’Unione Sovietica. Alla fine è lo stesso meccanismo per cui nei “Paesi Islamici” si fantastica di ritorno ad antichi califfati e ortodossie religiose. Oltre all’ignoranza, una idea del genere necessariamente si basa su qualche distorsione della coscienza.

Sciocchezzuola aggiuntiva: tutti i chip del mondo vengono da aziende con sede a Taiwan e stabilimenti in Cina. Immaginiamoci le modalità e le conseguenze di una situazione simile a quella “russa” che però ci veda in conflitto con la Cina. Ariston non so cosa fabbrichi in “Russia”, diciamo lavatrici. Adesso immaginiamoci che all’improvviso manchino tutti i chip per tutta l’elettronica che adoperiamo, dal computer al telefono passando per la chiave elettronica che apre il baule del motorino e tutti gli impianti industriali e gli ospedali, treni, aerei, eccetera.

Ipersonica ignoranza

Della gente che non si informa

Di questi tempi va di moda l’espressione “missile ipersonico” e questa espressione viene usata dai “media” e dai demagoghi in associazione con il declino dello Occidente e questa sorta di rivolta degli schiavi che sarebbe la invasione dell’Ucraina e il contestuale problema mediorientale, oppure la espansione cinese in Asia contro l’egemonia USA.

In realtà “ipersonico” significa solo che viaggia a diverse volte la velocità del suono.

Tutti i veicoli spaziali sono “ipersonici”. Tutti i missili “balistici”, cioè che salgono verso l’alto e poi scendono verso terra descrivendo un arco, sono “ipersonici”. Quindi è storia antica.

Ci sono poi i missili “aria-aria”, cioè quelli portati dagli aerei e che cercano di incontrare un altro aereo. Anche questi non sono niente di nuovo, il missile Phoenix portato dagli F-14 “Tomcat” americani e che risale agli Anni Sessanta, era “ipersonico”. Premesso che contrariamente a quello che si vede nei film il razzo rimane acceso solo per la prima parte della traiettoria e poi si spegne e il missile procede per inerzia, un missile che viaggia molto veloce non può cambiare direzione senza perdere molta energia e senza percorrere grandi curve, inoltre più scende di quota più l’aria diventa densa e crea attrito, che fa perdere ulteriore energia al missile. Siccome l’aereo preso di mira viene avvertito dell’arrivo del missile dal fatto che riceve i segnali del radar che guida il missile stesso, questo aereo scenderà il più possibile verso il basso e compierà brusche manovre evasive proprio per esaurire le capacità di manovra del missile. I “missili ipersonici” in questo caso non sono stati inventati per il “combattimento aereo” ma per abbattere dalla maggiore distanza possibile aerei lenti e che non possono compiere manovre evasive, come i bombardieri. Comunque ancora storia antica.

Infine, esiste un’altra categoria di missili che invece di compiere una traiettoria “balistica” ad arco, che è facilmente prevedibile, viaggiano più o meno in orizzontale. La ragione è che i radar faticano a ricevere l’eco di ritorno da oggetti che si trovano dietro la curvatura terrestre, con tanti saluti ai terrapiattisti. Ecco perché esistono gli “arei radar” che portano il dispositivo più in alto possibile in modo da allargare l’area coperta dal segnale. Volando in basso si rimane nascosti al radar posizionato sul terreno fino a che non si arriva ad una certa distanza, che è di pochi chilometri e questo, combinato con la velocità del missile, riduce moltissimo la capacità di reazione di un dispositivo anti-missile. Però, come per i missili imbarcati sugli aerei, volando veloci non si può cambiare facilmente direzione e si incontra un notevole attrito dovuto alla densità dell’aria. Ecco perché i “missili da crociera” di solito sono molto lenti, sia per ottimizzare l’autonomia e consentire viaggi di centinaia di chilometri, sia per consentire al missile di cambiare direzione in maniera imprevedibile. Da cui l’unico uso possibile dei “missili ipersonici” in questo caso è se sono portati da un aereo che si incarica di sfuggire ai radar e delle manovre evasive, per essere lanciati vicino al bersaglio in modo da colpirlo con un approccio diretto, immediatamente, prima che possa reagire. Una cosa che è particolarmente difficile se il nemico ha la superiorità aerea e quindi facilmente abbatte gli aerei prima che possano avvicinarsi ai bersagli.

Quindi, riassumendo: da una parte non c’è niente di nuovo per la maggior parte dei casi, dall’altra i “missili ipersonici” non sono un’arma dei “Paesi emergenti” perché, a parte i costi esorbitanti che li rendono anti-economici per bombardare le case, presuppongono la superiorità aerea che non a caso è uno dei presupposti della dottrina USA e quindi “occidentale”.

Nel caso di Israele, grazie ai finanziamenti USA, da sempre ha la superiorità aerea su tutti i suoi vicini per cui non c’è nessuna possibilità che Israele venga bombardato dall’aviazione di qualche altro Paese, figurarsi l’Iran che non è nemmeno confinante, in mezzo ci sono prima l’Iraq e poi la Giordania e la Siria. Tutti i missili eventualmente lanciati da terra da un punto qualsiasi o sono lenti oppure sono “balistici” e quindi in entrambi i casi facilmente intercettabili. L’Iran non può impiegare nessun “missile ipersonico”, tranne i casi sopra elencati che sono storia antica. L’unica opzione per un “Paese emergente” è lanciare tanti missili economici in modo da “saturare” le difese avversarie e in ogni caso obbligarle a spendere munizioni che sono molto più costose. Chiaro che se tu lanci un drone che costa tremila euro e questo viene abbattuto da un missile che costa tre milioni di euro, hai comunque inflitto un danno.

Nel caso dell’Ucraina, nonostante la ridicolissima propaganda Anti-NATO e Pro-Russia che per me è inconcepibile, ultimamente ho sentito dei MAGA americani inneggiare a Putin come difensore della Cristianità, il fatto è che l’Ucraina non ha una aviazione degna di nota e questo toglie di mezzo il presupposto fondamentale della dottrina NATO, cioè quello della superiorità aerea, anzi, colloca l’Ucraina nei panni dell’ipotetico avversario della NATO. Rispetto ad Israele ci troviamo in una situazione invertita dal punto di vista tecnologico. Il guaio in quel caso è che la Russia confina con l’Ucraina e quindi, pur essendo i Russi degli straccioni, possono impiegare le armi degli straccioni, cioè mandare all’assalto migliaia di trogloditi sdentati senza curarsi delle perdite e cosi facendo portare all’esaurimento l’avversario.

Apriamo una parentesi relativamente ovvia. La Russia, che poi non è “Russia” ma una “federazione” in cui la Russia è il centro egemonico e le altre Repubbliche sono delle colonie, da sempre si è dotata di forze terrestri quantitativamente enormi e scadenti per qualità, proprio perché ha sempre avuto una economia da Terzo Mondo e milioni di straccioni sacrificabili. Di conseguenza la aviazione russa non ha lo scopo della superiorità aerea sul territorio avversario ma solo quello di proteggere per quanto possibili le posizioni del proprio schieramento. Cosi come la marina russa non ha mai avuto lo scopo di dominare gli oceani ma solo di attaccare, in maniera più o meno suicida, le formazioni navali delle portaerei americane. Da cui, come si vede, l’aviazione russa non vola sopra l’Ucraina e la marina non è davanti la costa ucraina. Le armi fantascientifiche sono storia antica, tutti gli autocrati “bluffano” millantando le capacità dei propri scienziati e tecnici militari. I Nazisti le avevano veramente, le “wunder waffen” ma erano anti-economiche per le ragioni sopra descritte. Se tu devi costruire un aggeggio costosissimo e il nemico ne contrappone cinque che tutti insieme costano la metà, devi avere molte più risorse per prevalere, altrimenti sarai portato all’esaurimento.

Per queste ragioni la propaganda è paradossale, gioca sull’ignoranza e quindi sui timori irrazionali di un pubblico di scemi.

Economisti di stocazzo

Degli scribi del faraone

Sapevamo che sarebbe finita cosi: effetto Superbonus sul bilancio dello Stato: conto da 220 miliardi, sei volte superiore alle stime.

Due osservazioni, anzi tre. La prima è che l’Italia è indebitata perché questo giretto si ripete di continuo. La seconda è che solo uno scemo o una persona in malafede può pensare che sia una buona idea accollare allo Stato il patrimonio dei privati. Non fa differenza che siano dei lavori sulla casa o lo stipendiuccio garantito e la pensioncina. Qui si apre una parentesi apocalittica sulla tendenza autodistruttiva della “democrazia” che era già nota nella antichità. Ovvero la relazione perversa di dipendenza reciproca tra il “demagogo” e il “popolo”, il primo asseconda i desideri delle persone che rappresenta, incurante delle conseguenze e ottiene in cambio il potere con cui soddisfare i propri desideri, i cittadini non hanno l’intelligenza e la cultura, quindi la morale, per capire che le conseguenze “collettive” finiscono prima o poi per diventare conseguenze “individuali” e quindi piangono e fottono, fottono e piangono. L’Italia repubblicana è stata divisa in due di proposito, volutamente. Al centro-nord la famosa “economia sommersa” cioè produrre reddito in tutte le maniere, legali, semi-legali e illegali, dove quelle illegali sono anche quelle più redditizie, al centro-sud lo “assistenzialismo” per cui lo Stato provvede vitalizi in tutte le forme concepibili, col risultato di Bertoldo, lo statale riceve uno stipendio minimo ma garantito quindi gli si può solo chiedere di fare finta di lavorare. Ultima osservazione: la “economia” non è una “scienza” e gli “economisti” sono dei ciarlatani, fanno previsioni a capocchia che hanno lo stesso valore di quelle degli antichi oracoli, forse meno e si prestano dietro compenso come “esperti – consulenti” dei demagoghi a facilitare il declino e il collasso della “democrazia”. Niente di più ipocrita delle famose “politiche keynesiane”. A monte di questa osservazione ne possiamo fare un’altra, abbastanza ovvia: ne i demagoghi ne gli “esperti”, in questo caso gli economisti, sono chiamati a rispondere dei propri atti. L’argomento in testa a questo scritto è solo uno degli infiniti esempi. Si legge che lo Stato si trova a pagare sei volte la cifra che era stata stimata e finisce li, come se fosse un incidente o un temporale estivo imprevedibile. Se non che tutto, dal bilancio della RAI o dell’INPS, passando per la Sanità o la Scuola e arrivando finalmente al polistirolo appiccicato sulle case, finisce per essere pagato dalla fiscalità generale cioè dalle imposte, siccome non basta mai, dai soldi che lo Stato chiede in prestito a strozzo e quindi nel Debito. Debito che il saccente di turno dirà che non solo è “sostenibile” ma che è necessario ad alimentare l’economia nazionale, infatti anche per il “bonus edilizio” la scusa era finanziare l’edilizia e tramite quella ottenere una sorta di ripresa economica. Gli Americani direbbero “all is good until it isn’t”, cioè va tutto bene fino a che vai a sbattere.

Postilla: sentivo su Radio Radicale, che raccomando a tutti, un dibattito sul “lavoro”, coi soliti relatori che ci aspetteremmo, politici, sindacalisti, imprenditori, eccetera. Ad un certo punto un signore ha fatto il solito giretto retorico citando gli articoli della Costituzione inerenti il “lavoro” e il “reddito”. A volte mi domando se questa gente ci fa o ci è. Una volta che noi postuliamo la dissoluzione degli Stati Nazionali in entità sovra-nazionali come “Stati Uniti d’Europa” o più genericamente nella “Globalizzazione”, non solo dobbiamo considerare le conseguenze meccaniche di mettere in comunicazione contesti del tutto diversi quindi un chilo di mele o un’ora di un operaio hanno costi e modalità del tutti diversi ma stiamo anche postulando che le Costituzioni su cui si fondano gli Stati Nazionali siano subordinate a qualcosa come il “Diritto Internazionale” e che i Poteri dello Stato, quindi Governo, Parlamento e Magistratura, siano a loro volta subordinati ad un “Governo Mondiale”, un “Parlamento Mondiale” e una “Magistratura Mondiale”. Poteri che non hanno alcun motivo di privilegiare un cittadino italiano rispetto ad un cittadino malese o peruviano o un essere umano qualsiasi. Ed eccoci ad un altro degli infiniti imbrogli, quello della “giustizia sociale” per cui si postula la distribuzione della ricchezza però sempre con la logica del piangere e fottere, dimenticando che tutti conoscono il trucco quindi non si vede, ancora, perché un italiano che piange e fotte riesca a fottere un malese o un peruviano che piangono e fottono allo stesso modo. Certo, vedrete che riusciremo ad accollare il nostro polistirolo appiccicato alle case ai Tedeschi, convincendoli a fare “cassa comune” tra il loro bilancio e il nostro.

Cattivi Maestri

O tempora o mores

Questo è un esempio dei post che richiedono l’anonimato.

Leggevo Feltri: non esiste libertà che valga l’atomica .

Premessa: io sono un ragazzo della Guerra Fredda e ho vissuto fino alla maturità sotto la minaccia della Terza Guerra Mondiale. Negli anni seguenti la caduta del Muro ho prestato servizio nell’Esercito italiano quando ancora esisteva la Leva obbligatoria ed erano le vestigia di quando si dava per scontata l’invasione delle divisioni corazzate del Patto di Varsavia. Ogni tanto lo ricordo perché è come se queste cose non fossero mai esistite, fui assegnato ad un reparto di artiglieria di una Brigata Alpina e l’idea era di provare a tenere i passi alpini ma se necessario avremmo dovuto usare proiettili nucleari per evitare che l’invasore dilagasse nella pianura. Avremmo sparato sui nostri commilitoni e chiunque si fosse trovato da quelle parti.

Ora, leggendo Feltri mi domando da quale mondo venga. Come se si fosse svegliato ieri e non avesse memoria di quando ci si aspettava che i ragazzi italiani corressero alla frontiera per fare quello che fanno gli Ucraini ma dando per scontato che sarebbe stato un sacrificio sullo stile delle Termopili. Come se Feltri non sapesse che la dottrina NATO prevedeva che dopo pochi giorni di combattimento le zone di contatto sarebbero state sacrificate trasformandole in un deserto radioattivo per rallentare l’invasore e dare il tempo agli Americani di inviare rinforzi via nave.

Visto che ho citato le Termopili, consideriamo la vicenda. Da quando la nostra “sinistra” ha abbandonato l’ortodossia sovietica per farsi “liberal” i grandi imperi multietnici e multiculturali sono diventati il non plus ultra. Quindi i professori, che sono tutti “di sinistra”, ci raccontano di come questo impero inclusivo e tollerante fosse stato aggredito dalla rivolta degli Joni, coloni greci dell’Asia Minore, sobillati da Atene. Gli Ateniesi e gli Elleni in generale sono “xenofobi”, convinti che solo loro meritano l’appellativo di “uomini” perché non si sottomettono a nessuno, orgogliosi di essere nati ognuno nella sua polis. Gli Joni mettono a ferro e fuoco le città persiane e l’impero reagisce sopprimendo la rivolta nel sangue, poi si rivolge ad Atene. Come tutti sanno, la prima volta la spedizione punitiva sbarca a Maratona. Gli Ateniesi riescono a sconfiggere il corpo di spedizione persiano e già questa è una cosa impensabile.

Pausa, torniamo alla mia infanzia. All’epoca i Comunisti italiani erano dilaniati da una contraddizione. Da una parte erano ben contenti di essere “compagni” dentro l’Egemonia USA che gli consentiva il benessere materiale e la libertà di espressione, dall’altra però per tradizione predicavano la “Rivoluzione” che avrebbe dovuto determinare la “Dittatura del Proletariato”. In questa predicazione bisognava completare la “Resistenza”, che era appunto l’inizio della “Rivoluzione” e l’Armata Rossa sarebbe stata benvenuta come un “liberatore”. Quindi, tornando alle Termopili italiane, oltre la necessità di sacrificarsi sui passi alpini, avevamo la certezza che ci sarebbe stato anche il “fronte interno” perché i nostri Comunisti avrebbero parteggiato per l’invasore. La cosiddetta “Destra” ha sempre avuto una colpa assoluta, quella di farsi definire dagli altri, in particolare dai “compagni”, come se non avesse altra capacità che fare il verso, vivere come immagine riflessa. Quindi, a parte la faccenda delle Termopoli, l’idea era di imitarli con la organizzazione Gladio o “stay behind”, cioè l’idea che se i “compagni” fossero riusciti ad instaurare un regime comunista in Italia, quelli che non sarebbero stati rastrellati ed eliminati avrebbero dovuto fare la stessa cosa a parti invertite, cioè spionaggio e sabotaggio a favorire gli Americani.

Abbiamo visto che con la caduta del Muro i Comunisti sono diventati “liberal” passando attraverso un certo numero di trasformazioni e hanno rimosso tutto il loro passato marxista-leninista e l’ortodossia sovietica. Le organizzazioni militanti della “sinistra extraparlamentare”.

Col solito meccanismo dello specchio, se la “Sinistra” è diventata “americana” la “Destra” non poteva che diventare “sovietica” e rido mentre lo scrivo, data la folle assurdità, la assoluta scemenza della cosa. Quello che nella mia infanzia era il “Paradiso dei Lavoratori” adesso è la mecca di quelli che all’epoca erano i “Fascisti”. La Armata Rossa è ancora un “liberatore”, una volta ci avrebbe liberato dal Capitalismo e adesso ci libererebbe dai “froci” e dai “biolab” coi loro vaccini.

Bene, torniamo ad Atene. Immaginiamoci personaggi come Orsini, Travaglio, Santoro, Oddifreddi nella agorà. Abbiamo provocato l’Impero Persiano e adesso gli Joni sono sterminati e ridotti in schiavitù. Poi l’Impero ci manda un ultimatum, arrendetevi alla vostra giusta punizione o seguirete la sorte degli Joni. Oddio, la guerra. Noi vogliamo la pace. Il Feltri ateniese direbbe che non esiste libertà che vale il taglio della spada. Orsini direbbe che i Persiani hanno già vinto. Tutti direbbero che siamo sconfitti e comunque ce li meritiamo perché siamo “neofascisti”, Azov, “froci” e “vaccini biolab”.

Per qualche strana ragione gli Orsini, Travaglio, Santoro, Oddifreddi e Feltri all’epoca delle Guerre Persiane furono zittiti e gli Ateniesi non solo uscirono dalla città per affrontare i Persiani a Maratona. Accettarono la distruzione di Atene quando fu evidente che gli Elleni non potevano fermare la seconda spedizione punitiva che, attraversati i Dardanelli, calava dal nord. Evacuarono la città via mare, mentre l’Ellade era invasa, l’Attica perduta e si pensava di potere difendere solo il Peloponneso. Poi si disposero ad usare la flotta, il famoso “muro di legno” della profezia raccontata dai posteri, per affrontare l’invasore. La battaglia di Salamina, il contingente terrestre persiano sconfitto a Platea. Atene emerge vittoriosa e si impone la “egemonia ateniese” della Lega di Delo. Finirà male, seguirà la Guerra del Peloponneso.

Comunque, ci si dovrebbe domandare perché nella Storia gli uomini si sono ribellati e hanno preferito la morte alla schiavitù. Si sono ribellati e hanno preferito la morte anche ad un relativamente comodo servaggio.

Oppure, ci si dovrebbe domandare perché capita che Feltri affermi il contrario, cioè che la “libertà” non vale il sacrificio. Perché la “atomica” è una metafora che significa una minaccia qualsiasi, non fa differenza se fai a pezzi la gente in un modo o in un altro. Tanto è vero che lo stesso Feltri, in una sorta di “excusatio non petita”, cita le ragioni economiche. La “libertà” non vale il disagio dell’aumento dei prezzi o della disdetta delle vacanze. Una qualsiasi minaccia deve bastare a farci calare le braghe perché diamo per scontato che gli agi si guadagnino dando via il culo, non c’è altro modo.

Questa è la cosa più ridicola ed assurda. A Feltri e a tutta la combriccola non è richiesto il minimo disagio. La Borsa è ai massimi, l’economia gira nei limiti del dissesto del Bilancio statale e delle conseguenze della “globalizzazione” che ci ha reso periferici come nel Cinquecento.

Quando si parla di “armi”, premesso che spendiamo tipo 1.5% del PIL quando da accordi internazionali dovremmo spendere almeno il 2%, premesso che tra il 70 e lo 80% della spesa va negli stipendi, premesso che prima della crisi ucraina la NATO era stata smantellata in funzione delle “missioni di pace”, perché non si pensava più ad una “guerra convenzionale”, proprio questa è la contraddizione, cioè il fatto che non possiamo armare l’Ucraina perché non abbiamo le armi, abbiamo stipendi e infatti fino ad ora gli abbiamo dato i ferrivecchi ripescati dai depositi dove attendevano la demolizione. Ferrivecchi per i quali non produciamo parti di ricambio e quindi quando si rompono li devono abbandonare e non produciamo munizioni, di cui tra l’altro non abbiamo scorte perché andrebbero rinnovate periodicamente.

Onestamente, non me la prendo con Feltri, cosi come non me la prendo con Orsini, Travaglio, eccetera. Mi pare ovvio che non è tanto che loro siano onestamente convinti delle cose assurde che propalano ma che esiste un pubblico di scemi, ignoranti e pazzi a cui si può vendere lo sciroppo miracoloso. E’ un mercato. Domanda e offerta. Diventa palese se pensiamo che è una “linea editoriale” quella di pubblicare le tesi di questo o di quello. La “linea editoriale” deve pagare, in termini di interesse della “lobby” o in termini di vendite.

Chiudo con una conclusione ovvia. Io mi vergogno di essere concittadino di Feltri. Non mi interessa se è convinto di quello che dice o se lo fa per mestiere, mi vergogno che lui parli e mi vergogno che lo facciano parlare.

Circa il resto della popolazione, il fatto che ci siano milioni di “novax” che guarda caso siano anche convinti che “Putin è nel giusto”, inevitabile conseguenza della diseducazione che ha storpiato generazioni ad ondate, prima quando ci facevano marciare in cortile cantando “Bandiera Rossa” e poi quando hanno cominciato col “cittadino del mondo”. Il vuoto deve essere riempito da qualcosa e gli scemi, gli ignoranti e i pazzi lo riempono con le prime scempiaggini che gli capita di sentire ripetere in giro. Generazioni diseducate in modo che non abbiano memoria e consapevolezza di se stesse, gente che pensa alla vita come il “sushi” e la “maria” e i “viaggi”. Siamo destinati all’estinzione, perché mentre ci impongono milioni di immigrati e nello stesso tempo non facciamo più figli, siamo anche privi di morale e tutti intenti al godimento narcisistico, per cui ci caghiamo addosso appena un troglodita sdentato ci fa “buh”.

Incognito Mode di Chrome

Della gente tenuta nell’ignoranza di proposito per approfittarne

Andiamo al punto. Il browser è un aggeggio vecchio come Internet. La funzione “incognito” o “finestra anonima” esiste da sempre e funziona al contrario di come pensa la gente. Non ha alcun effetto sullo “anonimato” rispetto alle cose che si fanno mentre si è collegati ad Internet, invece serve a non conservare tracce delle cose fatte nella “memoria” del dispositivo utilizzato, in pratica non salva la “history” o “cronologia” perché usa la RAM che è “volatile” invece della memoria permanente.

Lo “anonimato” dipende da varie cose. Per primo il fatto che quando ci si collega ad Internet il fornitore del servizio ci assegna un indirizzo IP preso da un “pool”, cioè un gruppo di indirizzi che il fornitore ha comprato all’ingrosso. Di norma è sempre diverso ma il fornitore tiene traccia del giorno e dell’ora in cui ha assegnato quell’indirizzo al dato cliente, quindi sa sempre chi usava quell’indirizzo il tale giorno alla tale ora.

In seconda battuta qualsiasi software che adoperiamo può comunicare a terzi qualsiasi informazione, con o senza il nostro consenso. Il software si compone di vari livelli soprapposti, per esempio un dispositivo avrà il “firmware” distribuito dal venditore dell’hardware, poi avrà il “sistema operativo”, per esempio Windows, distribuito dalla azienda Microsoft, poi avrà un insieme eterogeneo di programmi (o “app”), distribuito da questo e quello. Le informazioni sul nostro conto che vengono carpite e comunicate a terzi dipendono dai “contratti” che sottoscriviamo con queste entità, quando la cosa è gestita apertamente e in modo “legale”, oppure sono una specie inganno.

Chrome è il browser di Google. Google è una azienda che raccoglie dati sugli utenti dei suoi servizi e li rivende ai propri inserzionisti in modo che questi possano realizzare campagne promozionali “mirate”. Se usiamo un qualsiasi prodotto o servizio che fa capo a Google sappiamo in partenza che questo prodotto o servizio esiste per raccogliere dati sul nostro conto e per sottoporci campagne promozionali “mirate”. L’inganno non è certo nell’ambiguità di una funzione “anonima” che non ha niente di anonimo, piuttosto è nel fatto che Google non dice “qualsiasi cosa tu faccia con un nostro prodotto o servizio verrà registrata e di conseguenza sarai sottoposto a campagne promozionali mirate”.

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