Incognito Mode di Chrome

Della gente tenuta nell’ignoranza di proposito per approfittarne

Andiamo al punto. Il browser è un aggeggio vecchio come Internet. La funzione “incognito” o “finestra anonima” esiste da sempre e funziona al contrario di come pensa la gente. Non ha alcun effetto sullo “anonimato” rispetto alle cose che si fanno mentre si è collegati ad Internet, invece serve a non conservare tracce delle cose fatte nella “memoria” del dispositivo utilizzato, in pratica non salva la “history” o “cronologia” perché usa la RAM che è “volatile” invece della memoria permanente.

Lo “anonimato” dipende da varie cose. Per primo il fatto che quando ci si collega ad Internet il fornitore del servizio ci assegna un indirizzo IP preso da un “pool”, cioè un gruppo di indirizzi che il fornitore ha comprato all’ingrosso. Di norma è sempre diverso ma il fornitore tiene traccia del giorno e dell’ora in cui ha assegnato quell’indirizzo al dato cliente, quindi sa sempre chi usava quell’indirizzo il tale giorno alla tale ora.

In seconda battuta qualsiasi software che adoperiamo può comunicare a terzi qualsiasi informazione, con o senza il nostro consenso. Il software si compone di vari livelli soprapposti, per esempio un dispositivo avrà il “firmware” distribuito dal venditore dell’hardware, poi avrà il “sistema operativo”, per esempio Windows, distribuito dalla azienda Microsoft, poi avrà un insieme eterogeneo di programmi (o “app”), distribuito da questo e quello. Le informazioni sul nostro conto che vengono carpite e comunicate a terzi dipendono dai “contratti” che sottoscriviamo con queste entità, quando la cosa è gestita apertamente e in modo “legale”, oppure sono una specie inganno.

Chrome è il browser di Google. Google è una azienda che raccoglie dati sugli utenti dei suoi servizi e li rivende ai propri inserzionisti in modo che questi possano realizzare campagne promozionali “mirate”. Se usiamo un qualsiasi prodotto o servizio che fa capo a Google sappiamo in partenza che questo prodotto o servizio esiste per raccogliere dati sul nostro conto e per sottoporci campagne promozionali “mirate”. L’inganno non è certo nell’ambiguità di una funzione “anonima” che non ha niente di anonimo, piuttosto è nel fatto che Google non dice “qualsiasi cosa tu faccia con un nostro prodotto o servizio verrà registrata e di conseguenza sarai sottoposto a campagne promozionali mirate”.

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