Patriarcato e Femminicidio

Dei neologismi antiumanisti

Tutta la faccenda che viene strombazzata dai “media” notte e giorno circa il terrificante Patriarcato che istruisce i maschi ad uccidere le femmine è una emerita cavolata.

Una di quelle cavolate messe a punto nei laboratori della Massoneria Apolide al fine di demolire la cosiddetta “Civiltà Occidentale” per addivenire allo “Uomo Unico” che nelle parole di Scalfari avrà “ricchezza media, cultura media, sangue integrato”. Notare il trucchetto retorico-demagogico di Scalfari nell’evitare di definire il concetto di “media”, ovvero media tra quali valori. Cosa che non è tanto importante sul fattore della “ricchezza” quanto su quello della “cultura”.

Quello che succede nella realtà delle cose e lo dico per esperienza personale, è che nelle famiglie italiane si nasconde un numero incredibile di mostri.

Questi mostri sono nascosti nella loro natura da parte dei familiari per un senso arcaico di vergogna, secondo l’antica idea del “segnato da Dio, maledetto da Dio”, cioè che una persona storpia sia anche colpevole, maligna. La famiglia poi preferisce dissimulare, negare, piuttosto che prendere atto del problema ed affrontarlo, perché ognuno dovrebbe poi guardare le proprie piaghe a ritroso.

I mostri sono insieme ignorati e scansati da tutti, perché averci a che fare rende la vita impossibile. Ignorando la loro esistenza e tenendo le distanze il più possibile, si evita l’incomodo di dovere fare qualcosa, dovere prendere una posizione.

Arriviamo alla questione principale.

I mostri non vengono cercati, riconosciuti o curati da alcun Servizio Pubblico.

Le “Forze dell’Ordine” non intervengono se non dopo che è stato compiuto un reato, anche se sono perfettamente a conoscenza della situazione di rischio. Non intervengono a prevenire le stragi compiute da fanatici tagliagola pregiudicati che le annunciano urbi et orbi, figurarsi se si muovono per un mostro “comune” che è solo un assassino potenziale come migliaia di altri. Il Sistema Sanitario è una barzelletta in generale, non cura la gente che arriva in ospedale con un infarto o con una leucemia, figurarsi se può curare disturbi della personalità o malattie psichiatriche. Il Medico di Base serve solo a compilare “impegnative” per improbabili visite specialistiche che lo “assistito” richiede e per prescrivere medicine quindi ancora, figurarsi se si muove per il mostro.

Quindi, se la Massoneria muove le sue pedine per condizionare la “Pubblica Opinione”, il “femminicidio” è un concetto assurdo perché vorrebbe essere una categoria peggiorativa dell’omicidio, come se le “femmine” fossero qualcosa di più di un “essere umano”, il problema è che convivere coi mostri è semplicemente la “normalità”, cioè la regola.

Se conviviamo coi mostri e per qualche ragione speculare le donne non li riconoscono o, peggio, li trovano interessanti, è “normale” che le donne prendano mostri come fidanzati e mariti e poi vengano macinate.

A parte la faccenda a cui ho accennato, cioè che le donne non riconoscono i mostri o li trovano interessanti, dato di fatto evidente, se vogliamo definire una “colpa” questa non è nel “Patriarcato” quanto nel fatto che come Società non vogliamo riconoscere l’esistenza dei mostri e non vogliamo prendercene cura. E’ come non volere riconoscere l’esistenza dei portatori del virus “Dengue” perché questi sono immigrati da Asia e Africa e per definizione non si può associare un connotato negativo agli immigrati. Meglio dire che il virus viene portato dalle zanzare e omettere che le zanzare fanno solo tra tramite.

La cosa tragicomica è che tutta la manfrina sul “Patriarcato” e tutte le “riforme”, che poi si traducono solo in pseudo-leggi che vorrebbero comminare pene più severe, non cambiando assolutamente nulla rispetto alla verità dei mostri nelle famiglie italiane, non cambieranno assolutamente nulla rispetto alle conseguenze. E’ come la faccenda delle stragi negli USA, chiaro che il mostro armato fino ai denti può ammazzare più gente ma il mostro senza armi prende uno strumento qualsiasi, un martello, un coltello da cucina e ammazza due o tre persone e ne ferisce cinque o sei. Nel nostro caso, dove la violenza non avviene in un contesto di massa ma tra la cerchia ristretta dei familiari e amici, il mostro, che non viene cercato, riconosciuto e curato, è inarrestabile, è una bomba che può esplodere in ogni istante.

La cosa che io trovo insopportabile è che tutti sanno ma quando poi si arriva alla tragedia, tutti fanno finta di essere sorpresi, “sembrava tanto una brava persona”.

Linux

Del fare le cose in maniera differente.

Sono sempre stato incuriosito da Linux. Sarebbe inutile scrivere l’ennesimo articolo sulla sua genesi e natura, vi rimando a Wikipedia.

https://it.wikipedia.org/wiki/Linux

Per molti anni ho usato i computer con Windows e non avevo motivazioni sufficienti per investire tempo ed energia su qualcosa di differente. Ogni tanto davo una occhiata, facevo qualche prova ma poi lasciavo perdere. Allo stesso tempo non avevo ragione di aggiornare Windows 7 passando ad una versione successiva. Ad un certo punto però Microsoft interruppe il supporto per Windows 7 e questo significava necessariamente che anche le future versioni di tutti i programmi per Windows non avrebbero funzionato con Windows 7.

A quel punto dovevo scegliere se passare ad una versione di Windows successiva, cosa che mi avrebbe obbligato anche a cambiare i computer oppure fare finalmente il salto e passare a Linux.

La prima cosa che feci fu di comprare un “laptop” Dell economico con sopra Linux preinstallato, precisamente una versione già obsoleta di Ubuntu, che ho sostituito immediatamente con l’ultima versione di Xubuntu. All’epoca scelsi Xubuntu perché il desktop è gestito da XFCE, cioè un insieme di aggeggi che tutto sommato è facilissimo configurare in modo da mettere a proprio agio un utente che viene da Windows. Scelsi di proposito un PC con Linux preinstallato per essere sicuro che tutti i componenti fossero supportati.

Come dicevo, non ero del tutto digiuno della materia, negli anni con le mie prove a tempo perso avevo accumulato una discreta esperienza, per cui potevo partire già abbastanza spedito.

Per un po’ ho mantenuto un computer “desktop” con Windows 7 di riserva mentre usavo il “laptop” con Xubuntu Linux. Poi ho finalmente eliminato Windows.

La cosa fondamentale che una persona deve avere ben presente è che la scelta dello strumento dipende dall’uso che se ne vuole fare. Chi ha delle necessità specifiche, soprattutto in ambito professionale, per esempio deve necessariamente adoperare un certo software per Windows oppure un certo dispositivo che funziona solo con Windows, lo stesso vale per i prodotti Apple, non potrà usare Linux. Perché, anche se si riuscisse in qualche maniera ad assolvere le stesse funzioni, ci sarebbe comunque qualche inconveniente che renderebbe la scelta di Linux poco pratica.

Viceversa, ci sono casi particolari in cui conviene usare un certo software per Linux o un certo dispositivo che funziona meglio con Linux e la scelta di Windows sarebbe decisamente controproducente.

Poi c’è la “zona grigia” in cui Windows e Linux si possono sovrapporre, ognuno coi suoi pro e contro ma con un risultato sostanzialmente analogo.

L’errore è aspettarsi di fare le stesse cose nello stesso modo. E’ vero che gira e rigira con abbastanza esperienza è tutto la stessa minestra ma ci sono delle differenze filosofiche di base che bisogna capire e fare proprie.

Per farla breve, usando Windows ci si deve adeguare alle decisioni prese da altri, da Microsoft, dalle aziende collegate a Microsoft a vario titolo. Perché esistono determinati “prodotti” e “servizi”, nel bene e nel male quelli sono e l’utente paga per poi usarli con le modalità predefinite.

Con Linux, è vero che ci sono grandi aziende che contribuiscono con grandi investimenti ma non c’è una entità unica che controlla, coordina, decide, impone. Linux è un aggregato di software eterogeneo e disparato. Se da una parte questo può essere un problema perché le diverse parti vanno avanti ognuna per conto suo, dall’altra se non esiste un “prodotto” unico nessuno è obbligato ad usarlo o ad usarlo in un determinato modo. Entro certi limiti, ognuno può farsi un proprio “Linux” aggregando le cose che gli servono ed eventualmente aggiungendo software nuovo o modificando software esistente.

Un giorno vado ad installare una nuova versione di Xubuntu. Errore, va in crash l’aggeggio che serve per gestire la stampante. A questo punto potrei provare a risolvere l’errore ma è una cosa noiosa che di solito non ha successo. Potrei tornare alla versione precedente di Xubuntu e continuare ad usarla almeno fino a che non termina il supporto, potenzialmente anche oltre. Potrei cambiare la stampante. Oppure, posso cambiare distribuzione Linux.

Esistono varie organizzazioni che si occupano di selezionare il software eterogeneo in modo da pubblicare un insieme di sistema operativo, driver e programmi installabile su un computer, con diversi livelli di completezza e sofisticazione. Questo meccanismo si chiama “distribuzione” e le distribuzioni si dividono in “famiglie” o “alberi genealogici”, perché da una distribuzione “madre” derivano poi delle distribuzioni “figlie”.

Xubuntu è una “derivata” di Ubuntu che a sua volta è una “derivata” di Debian. Non avrebbe molto senso provare ad aggirare l’errore lamentato da Xubuntu con una distribuzione della stessa “famiglia”, quindi provo con la “madre” di una famiglia del tutto diversa, Fedora.

Problema risolto, una piccolezza, la stampante funziona. Fedora volendo ha uno “spin” analogo a Xubuntu, cioè basato su XFCE ma mi suggerisce di usare piuttosto Gnome, che ha una metafora del tutto diversa da quella del “desktop” tradizionale, assomiglia di più ad una interfaccia “touch screen”. L’avevo già provato Gnome e non mi aveva convinto ma adesso decido di mettermi d’impegno. Scopro cosi che Fedora fondamentalmente è la migliore distribuzione Linux disponibile, ovviamente sempre al netto di esigenze particolari. E’ tutto in due caratteristiche, primo la cura nei dettagli, la qualità generale che si percepisce, secondo nel fatto che Fedora si impegna non solo a fornire software il più aggiornato possibile ma anche a sperimentare ed introdurre per prima nuove tecnologie nell’ambito di Linux.

Dopo avere usato Fedora per un paio d’anni mi accorgo sia di quanto siano meno “rifinite” le altre distribuzioni che di quanto altri “desktop” siano inutilmente arcaici. Inutilmente perché non hanno le risorse per sviluppare ulteriormente il software che piano piano invecchia e muore.

Quindi, concludendo, se qualcuno è determinato a liberarsi di Windows e gli devo raccomandare una distribuzione Linux, senz’altro gli dico di cominciare da Fedora – Gnome.

In alternativa, potrebbe provare lo “spin” Fedora – KDE, dove KDE Plasma è un progetto competitivo tecnologicamente con Gnome e mantiene la metafora del “desktop classico”.

Le altre opzioni si prestano ad esigenze particolari oppure semplicemente sono retrograde, qualitativamente amatoriali, divertenti forse ma alla fine tempo perso.

Certo, a noi che usiamo Linux piace perdere tempo, infatti pratichiamo tutti, chi più chi meno, lo sport del “distro hopping”, cioè saltare da una distribuzione all’altra solo per vedere come va, cosa succede se mettiamo le dita nella presa della corrente, se andiamo con la bici su una ruota sola, cose cosi. Smontare le cose e rimontarle, cadere e rialzarsi, è il modo per imparare e ci si diverte anche.

Parodia

Del prendersi troppo sul serio

Ognuno è diverso. Nello stesso tempo, seguiamo le “mode”. Mi sembra che ci siano due ragioni, una è che la “moda” ci evita di inventare qualcosa, è la classica “pappa pronta”, l’altra ragione è che adeguandosi a comportamenti di massa si riceve approvazione dai propri simili.

Entro certi limiti è fisiologico, perché data la differenza di quantità in gioco, è normale che ogni individuo sia formato dal contesto in cui vive piuttosto che il contrario, cioè che ogni individuo abbia la possibilità di formare il contesto attorno.

Il guaio è che la gente è diseducata. E’ diseducata perché per educare devi avere qualcosa da dire e devi anche essere capace, nello stesso tempo conviene alle elite dominanti che la massa sia educata solo quanto basta perché si renda utile e che non sia educata a pensare e agire autonomamente.

Il risultato della diseducazione è che le “mode” non sono vissute come suggerimenti o possibilità, sono vissute come imperativi categorici, degli assoluti. Di conseguenza le “mode” diventano religioni e, tramite il fenomeno che il neologismo chiama “polarizzazione”, ci si divide per bande.

Non sfugga al lettore che la parola “moda” non indica solo comportamenti legati allo svago e al consumo oppure alla socialità, “moda” in questo contesto è una qualsiasi dualità di idee e comportamenti, dei luoghi comuni che riguardano qualsiasi aspetto dell’esistenza, propria e altrui.

Quindi è una “moda” quella di andare in giro per i parchi cittadini con la “mountain bike”, annesso “abbigliamento tecnico”, cosi come è una “moda” qualsiasi aspetto del “politicamente corretto”, per esempio la faccenda della “accoglienza” e la morale “pan-sessuale”, oppure il voto per un candidato o un altro.

La conseguenza è la produzione continua di parodie. Facciamo un esempio evidente, gli Ebrei ultra-ortodossi. Quelle persone non solo appartengono ad una determinata setta religiosa, decidono di proposito di manifestare agli altri la loro “diversità” adottando un abbigliamento particolare. Un abbigliamento che è la parodia esagerata degli abiti indossati dagli abitanti del centro-Europa ai primi del Novecento. Quindi palandrane nere, camicie bianche, cappelli neri con la tesa, colbacchi. Il tutto ovviamente portato in un clima più caldo. Ogni capo di abbigliamento è deformato, esagerato in un modo o nell’altro, proprio perché progressivamente perde la sua funzione di oggetto d’uso quotidiano e diventa invece una uniforme e un simbolo, quindi la funzione è un’altra. Incidentalmente la stessa identica cosa si può dire dei preti cattolici e dei paramenti sacri, vesti indossate comunemente dalla aristocrazia di secoli o millenni orsono e che oggi hanno solo la funzione cerimoniale.

Questi esempi sono ovvi, perché anche chi è abituato a vedere gli uomini col cappello di pelliccia in testa si rende conto che è fuori luogo sotto il sole della Palestina, che è un elemento estraneo ed anti-storico.

Meno evidenti sono certe pettinature e “makeup”, per esempio quelli dei presentatori televisivi e dei politici americani.

Io li guardo e penso che sembrano i pupazzi del ventriloquo, delle marionette, col ciuffo di legno dipinto e le gote cerchiate di rosso. L’esempio più lapalissiano è Trump, famoso per il riporto di capelli improbabile e il colorito arancio della pelle, oltre che per una mimica particolare. Tralasciando ovviamente i contenuti della sua oratoria. Dato che sappiamo come dietro un fenomeno come Trump ci sono grandi investimenti in termini di “marketing”, queste caratteristiche non sono accidentali, spontanee, sono necessariamente studiate a tavolino e riportate con cura giorno per giorno in tutta la comunicazione verso la massa.

Allora ecco due domande. Primo, premesso come abbiamo detto che la gente è diseducata apposta in modo che non abbia capacità di pensiero autonomo ma che sia condizionata all’obbedienza, al conformismo, quale è il contesto di “normalità” in cui passa inosservato il colore arancio di Trump o l’aspetto da marionetta del ventriloquo del presentatore in TV? Oppure, invertendo l’espressione, per quale ragione si propone alla massa un Trump arancione piuttosto che la marionetta?

Non sto evidenziando aspetti estetici perché l’estetica sia rilevante ma perché non mi spiego come sia possibile che questa estetica non venga percepita come “estranea” oppure “forzata”, in altri termini come passi inosservata la parodia su chiunque e qualsiasi cosa. Se un concetto o un comportamento si traducono in parodia significa che, come ho detto in precedenza, sono scollegati dal contesto e non hanno la funzione immediata, apparente, originaria, razionale ma possono averne una cerimoniale, simbolica, irrazionale. Non ha senso portare il cappello di pelliccia sotto il sole della Palestina cosi come non ha senso farsi pettinare da una impresa di costruzioni e farsi verniciare di arancione, indossare giacche con l’appendino dentro oppure non ha senso parlare facendo smorfie.

Mussolini ed Hitler erano la parodia di se stessi, però avevano due scusanti, due ragioni. La prima era che stavano inventando il personaggio del dittatore novecentesco, il dittatore che comunica con la massa. Era una cosa nuova perché erano nuovi gli strumenti tecnologici. La seconda ragione in qualche modo è l’inverso della prima, cioè anche se agli inizi del Novecento si inventava la comunicazione di massa, i dittatori degli inizi dovevano ancora arringare le folle da un palco e questo li obbligava ad esagerare i toni e la mimica per “amplificare il segnale” ed arrivare agli astanti, a quanta più gente possibile.

Direi che la “società aperta” produce una quantità infinita di “mode” che finiscono in parodie. Praticamente ogni singola abitudine della “persona comune” finisce per diventare parodia. Noi siamo la periferia e il fenomeno è in scala ridotta, gli effetti massimi si manifestano negli USA. Infatti guardandoli si finisce per domandarsi per quale ragione gli Americani si mettano cosi di impegno per comportarsi da idioti. Qualsiasi cosa facciano, sono dei “freak”, degli stramboidi, esagerati, fuori contesto, irrazionali. Dal comprare il bottiglione da venti litri di latte al pickup alto tre metri, passando per la pornografia e i tabù sessuali, la produzione continua di nuove sette religiose tutte con la bibbia in una mano e il fucile nell’altra, eccetera.

Ieri ascoltavo un signore americano che spiegava la fissazione degli Americani con Israele, a parte l’azione delle “lobby”, col fatto che i “Cristiani” ritengono che la Terra Santa debba essere tenuta dagli Ebrei perché questo è necessario per aprire le porte del Paradiso ai succitati “Cristiani” quando verrà la Fine del Mondo. Non ho capito. Però non ho fatto il minimo sforzo per approfondire. Infatti ho sperimentato i “Dianetici” e i “Testimoni di Geova” (altrimenti noti come Studenti Biblici) e i “Mormoni”.

Per capirci, i “Dienetici” si rifanno ad una setta fondata da uno scrittore di fantascienza e ritengono di essere discendenti di una specie aliena nativa del pianeta Nibiru condannata da un arci-cattivo galattico a essere privata del corpo e quindi hanno tutta una procedura per gestire l’incollamento più o meno traumatico di questi “spiriti” ai corpi viventi, nonché le memorie del passato a Nibiru che sono state rimosse e bloccate da meccanismi di auto-distruzione che portano alle malattie.

Approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Scientology

I Testimoni di Geova sono una emanazione ennesima e tardiva del Protestantesimo per cui alcuni Pincopalla americani si mettono li a leggere la Bibbia, dopo avere selezionato i testi che secondo loro costituiscono la Bibbia “autentica” e sulla base di queste letture decidono quale sia il “vero significato” della “Parola di Dio” e di conseguenza come si devono comportare i fedeli. Non entro nelle dispute teologiche che mi sembrano la cosa più noiosa e inutile, fatto sta che li vedi andare in giro in due con la loro uniforme, che in sostanza è il vestito buono della Domenica, ognuno col borsello a tracolla, un po’ come i Carabinieri di Pinocchio.

Approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Testimoni_di_Geova

I Mormoni si rifanno ad un tizio che affermava di avere trovato sepolte vicino casa in America delle tavolette scritte in “egiziano riformato” che dovrebbero contenere una specie di aggiornamento della Bibbia. Per capirci, il signore in questione leggeva le tavolette, evidentemente illuminato dal Signore, dopo averle messe sul fondo di un cappello a cui poi avvicinava il volto. Pare anche che Dio sia un signore che abita sul pianeta Kolob. Anche loro mandano in giro i giovani a fare i “missionari”, però la Nuova Gerusalemme sarà inevitabilmente negli USA.

Approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Mormonismo

Niente di nuovo, per carità. Nel senso che in Europa abbiamo avuto secoli di guerre di religione quindi i nostri “Jesus freaks” erano peggio, molto peggio, di quelli americani. Se si va a ripercorrere la storia della Chiesa Cattolica, tanto dal punto di vista della dottrina che del cerimoniale, è un continuo rimescolare il minestrone aggiungendo o togliendo elementi eterogenei presi dai diversi contesti. Però parliamo del passato, un passato che fondamentalmente si è esaurito all’epoca di Voltaire. Non che a me piaccia il cosiddetto “Illuminismo”, che ha creato poi i mostri della moderna Massoneria, la quale, ironicamente, ha sede negli USA che sono il centro dell’Impero. Però è un momento storico che ha avuto il merito di mettere tutto in prospettiva, se vogliamo di “relativizzare” il concetto della Verità.

Concludo il flusso di coscienza. Se uno compra la “mountain bike” e “abbigliamento tecnico” perché i colleghi dell’ufficio ce l’hanno e poi è cosi divertente andare su e giù al parchetto la domenica, mi sembra che sia per riempire un vuoto, per dare un senso all’esistenza. Lo stesso motivo per cui uno si mette palandrana nera e colbacco in Palestina oppure per cui inneggia a Marx ed Engels numi tutelari della Classe Operaia.

Le cose con cui si riempie il vuoto possono essere più o meno perniciose, tanto per i singoli che la collettività. Ci può volere più o meno cinismo e odio per indottrinare le masse ad una cosa piuttosto che l’altra. Però il meccanismo è il medesimo.

Vuoto concettuale, morale e quindi esistenziale, venditori di menzogne e paradossi, gente che si trova a ripetere delle parodie.

La matriosca dei finti tonti

O del prossimo futuro

Non vi sarà sfuggito il fatto che la “editoria” prevede e provvede un regolamento secondo il quale è vietato riportare nelle notizie qualsiasi elemento che metta in cattiva luce gli immigrati.

Leggo sul Corriere che Briatore è stato rapinato da un “ragazzo in monopattino”.

«Sentite questa storia, cosa mi è successo alle 11 del mattino in via Cordusio, zona piazza Affari — esordisce Briatore, 73 anni —. Il mio autista mi sta aspettando fuori dall’auto mentre è al telefono, avevo un appuntamento per un caffè. Arriva un ragazzo extracomunitario in monopattino, apre la portiera, prende il mio zaino e fugge. L’autista se ne accorge ma il ladro ha un vantaggio di 5-6 metri. Per fortuna in zona c’è un capitano della guardia di finanza a cui sarò per sempre riconoscente, che vede la scena e blocca questo ragazzo, recupera lo zaino e lo riconsegna all’autista. Lì dentro avevo tutto, i documenti compreso il passaporto. Me l’avesse rubato avrei dovuto rinunciare al viaggio di domani».

Ora, basta uscire la sera e fare una passeggiata per una qualsiasi parte della “periferia” per vedere che in giro non ci sono Italiani.

Quando va bene si incontrano famiglie di immigrati, la stragrande maggioranza magrebini, con le donne intabarrate e i bimbi che sciamano attorno vocianti altrimenti ci sono capannelli di ragazzi che confabulano nella loro lingua oppure vanno e vengono a gruppi, indaffarati non si sa in cosa.

Se poi si va nella “movida” milanese, peggio che andar di notte, letteralmente, perché è come la luce notturna che attira gli insetti.

I Finti Tonti non vedono che le città italiane vengono ripopolate di stranieri e comunque per definizione è una cosa bella e buona, ce lo ripetono da decenni ormai, che faranno i lavori che gli Italiani non vogliono fare e pagheranno le nostre pensioni.

Ogni tanto capita il Finto Tonto come Briatore, abituato evidentemente alla servitù dei “resort”, che si imbatte in uno di quei “Nuovi Italiani” che la gente normale ha come vicini di casa e si lamenta che Milano è invivibile.

I “Nuovi Italiani” che non partono dal loro villaggio con l’idea di venire a fare i lavori che gli Italiani non vogliono fare per pagare la pensione agli Italiani, vengono con l’idea del Paese del Balocchi dove tutti sono ricchi senza lavorare, dove le donne sono facili, dove un ragazzo intraprendente ha la strada spianata.

I Finti Tonti fanno finta di non sapere che l’Italia per gli immigrati non è il “rifugio” del “profugo” che “fugge dalla guerra” e nemmeno l’occasione di emancipazione per derelitti, l’Italia è terra di conquista.

D’altra parte è evidente che non si può pretendere dagli stranieri il rispetto delle cose e delle persone che non hanno nemmeno gli Italiani, considerato che l’Italia repubblicana non è fondata sui “Valori della Resistenza” come vuole la predicazione ipocrita ma è fondata sulla Mafia, sul Vaticano e sul Comunismo, i tre “centri di potere” su cui potevano fare leva gli Alleati per la “ricostruzione” tramite abituale Regime Fantoccio.

Partendo dalla composizione etnica e culturale relativamente eterogenea, vedi “Questione Meridionale”, l’Italia nasce dal paradosso di dovere ri-creare una Nazione sulla base di teorie e prassi anti-nazionali.

La Mafia è evidente, il Vaticano è la sede della Chiesa Cattolica, cioè “universale” e la DC comunque riferiva agli USA, il PCI era eterodiretto dall’Unione Sovietica.

Quando gli stranieri arrivano in Italia trovano una situazione in cui ognuno è convinto che le “regole” siano un fatto personale, ognuno ha le sue e comunque arrivano fino alla soglia di casa, oltre è “terra di nessuno” e non c’è legge.

Poi abbiamo anche il coraggio di mettere in scena la commedia dello “Orgoglio Nazionale” e facciamo finta di essere “indignati” se lo straniero piscia sui monumenti, quando noi per primi lo facciamo se nessuno guarda oppure lo smontiamo per rivenderlo.

Offro una visita guidata al signor Briatore per le strade della mia città, nel caso voglia vedere come è davvero il mondo della “gente normale” che lui ha lasciato molto tempo fa.

Chiamare in causa il sindaco di Milano, il signor Sala, è solo l’ennesimo esercizio di stile, dato che Milano è cosi per convinzione e Sala fa esattamente quello che gli elettori si aspettano da lui, ne più ne meno.

D’altronde, non potrebbe fare altro nemmeno se volesse.

Infatti che l’Italia venga ripopolata di immigrati è una decisione presa in sedi sovranazionali e ci viene imposta, con le buone o con le cattive.

Ai Finti Tonti non sembra strano che la Costituzione, chiamata sempre in causa a sproposito come le Sacre Scritture e “Dio lo vuole”, sia stata subordinata tempo fa proprio alle direttive di quelle sedi sovranazionali di cui sopra, con un ovvio paradosso che finisce per togliere ogni senso e valore allo Stato e alla Democrazia.

D’altra parte è ovvio, no?

Il concetto di “sovranazionale” implica che non possa esistere la Nazione.

Se non esiste Nazione non può esistere democrazia a meno di non immaginare una assemblea che includa l’intera Umanità.

Quindi i Milanesi non trovano assurdo comprare il SUV e poi non poterlo usare perché il traffico e l’inquinamento.

Non lo trovano assurdo perché è come votare un Partito che poi incarica un delegato al Parlamento e il Parlamento che dovrebbe essere il Potere Legislativo in realtà non ha il potere di decidere nulla, nemmeno per il Bilancio.

Da cui tutti i discorsi surreali in stile “Movimento” sulla “democrazia diretta” e le “riforme costituzionali” per eliminare il Bicameralismo e ridurre il numero dei Parlamentari.

Se non c’è Nazione non c’è Stato e non c’è Parlamento.

Facciamo un servizio Web dove uno si registra e poi può rispondere ai sondaggi, il resto sono forniture con un canone da pagare.

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