Spesa militare e industria delle armi

Della montagna di balle per bambini

Partiamo da questo editoriale: Spesa militare e industria delle armi in Europa e in Italia.

Quando leggo queste cose che calano dall’alto dell’iperuranio degli “intellettuali”, non posso credere al miscuglio di menzogne, di ragionamenti fallati e di conclusioni infantili. Andiamo ad esaminare.

la valutazione periodica del rischio di catastrofe planetaria iniziata nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, non ha mai indicato un livello di rischio alto come ora.

Palesemente falso. Ci sono stati non so quanti episodi che ci hanno portato vicini ad una guerra mondiale, non ho voglia di documentarmi e fare la lista, ne cito due, la famosa “Crisi di Cuba” in cui gli USA imposero un blocco navale attorno l’isola di Cuba per impedire che le navi sovietiche potessero scaricare i componenti dei sistemi missilistici che da li avrebbero minacciato di colpire il territorio americano con una traiettoria bassa e quindi con poco preavviso. L’installazione dei missili sovietici a Cuba rispecchiava l’installazione di missili simili in Turchia e in Italia. Lo “Incidente dell’equinozio d’autunno” durante il quale il sistema di rilevamento satellitare sovietico segnalò ripetutamente il lancio di missili intercontinentali dagli USA e fortunatamente l’ufficiale in servizio in quel momento non si fidava degli apparati sovietici e non seguì la procedura.

Oggi i politici parlano in termini di «vincere e abbattere il nemico, non importa se costa spargere sangue». Queste sono le parole che vengono pronunciate sempre più spesso a Washington come a Tel Aviv, a Mosca come a Berlino.

Altra affermazione palesemente falsa. L’unico caso in cui i “politici” si sono espressi in questi termini è Israele ed è successo in conseguenza del massacro compiuto dai tagliagole di Hamas, i quali sono rientrati a Gaza portandosi dietro un centinaio di ostaggi. Si tratta di una situazione obbligata, senza via d’uscita. Discorsi dello stesso tenore poi si possono facilmente ascoltare/vedere sulla TV di Stato “russa” e io trovo curioso che nessuno tra gli “intellettuali”, quindi necessariamente nessuno tra i loro seguaci, si prenda la briga di guardare. Eccoci alla bambinata:

La vita e la morte delle persone, la guerra e la pace, dipendono dagli interessi economici di questo o di quello.

Ma va? Chissà quante lauree ci vogliono per fare questa osservazione. Io ho sempre pensato che i Danesi prendessero una barca a remi, attraversassero il Mare del Nord, scendessero davanti ad un villaggio scozzese o irlandese, andassero ad ammazzare tutti gli uomini e a portare via donne, maiali e raccolto, non per “interesse economico” ma per passatempo. Veniamo al pezzo forte:

Quello di cui il pianeta ha bisogno oggi sono teste fredde, capaci di pensare globalmente, di pensare all’interesse comune, ai pericoli comuni, di calmare il gioco che si sta facendo sempre più pericoloso per tutti. Servono leaders ragionevoli capaci di cercare soluzioni pacifiche agli inevitabili conflitti. La maggior responsabilità è sulle spalle dell’Occidente, perché è l’Occidente che detiene ancora, per ora, il potere dominante, e perché è l’Occidente che deve decidere se accettare serenamente la rinegoziazione dell’equilibrio del potere globale resa inevitabile dalla diffusione della prosperità nel mondo, o rimanere arroccato a qualunque costo alla sua attuale posizione di dominio. Deve decidere se accettare un pianeta più democratico a livello globale, oppure continuare a sentirsi in diritto di arrogarsi una leadership mondiale che trova sempre meno consenso.

Non so veramente immaginare da dove possa venire una “testa fredda” capace di pensare allo “interesse comune”. Vado a spiegare al “professore” la natura del problema. In “democrazia” la gente vota e lo fa in funzione del proprio interesse. Se poi è una “democrazia rappresentativa” la gente vota ed elegge un rappresentante, il quale ricambia tutelando l’interesse di chi lo vota oppure del “gruppo di interesse” (v. lobby) che ne ha facilitato o determinato l’elezione. Anche volendo sostenere il concetto risibile della “assenza del vincolo di mandato”, per cui l’eletto non è obbligato a dare seguito al mandato ricevuto dai suoi elettori ma può anzi dovrebbe decidere nell’interesse generale, ovviamente si tratta sempre di un rappresentante che appartiene ad una certa comunità che si esprime col voto, non rappresenta certo l’intera Umanità o il Creato. Quello che succede invece è che le comunità sono in competizione tra loro e di conseguenza i rappresentati di una comunità dovranno decidere per favorirla contro l’interesse di tutte le altre. Da cui poi si procede a trattati ed alleanze tra comunità che servono per avvantaggiarsi mettendosi insieme contro le altre comunità. Eccetera. Risaliamo a Caino ed Abele, per capire la natura del problema e l’assurdità del “quello di cui il pianeta a bisogno”. Tra l’altro il pianeta come fenomeno geologico o astrofisico o anche come ecosistema, se ne frega.

In Italiano non si usa il plurale inglese “s” quindi si dice “i leader” e non “i leaders”. Sempre alla voce “intellettuale”. Poi “capaci di cercare soluzioni pacifiche agli inevitabili conflitti”, giretto retorico palesemente illogico, il concetto di “conflitto” esclude a priori la “soluzione pacifica” perché siamo andati oltre, cosi come i sintomi della malattia escludono la salute. Quello che si può fare è rimediare, metterci una pezza, sanare il sanabile.

Segue “è l’Occidente che deve decidere se accettare serenamente la rinegoziazione dell’equilibrio del potere globale resa inevitabile dalla diffusione della prosperità nel mondo”. Questa cosa mi fa abbastanza ridere, direi, con un neologismo giovanilista, che è “cringe”. Per prima cosa, accettare serenamente è degli impotenti messi davanti al fatto compiuto. Non è una cosa che decidi, è una cosa a cui sei costretto. Poi ennesima contraddizione, la “diffusione della prosperità nel mondo” è stata determinata proprio dal cosiddetto “Occidente”, magari per ragioni egoistiche, magari inavvertitamente però non è un evento casuale, un accidente. Qui si afferma che bisogna “negoziare” con fenomeni che non solo ostacolano la “diffusione della prosperità” ma la negano in quanto manifestazione satanica proprio dello “Occidente”. Negoziare con gente che non è soddisfatta nel constatare che i giovani sono dediti a mollezze e vizi “occidentali” ma che li vuole tutte fattrici a partorire figli e nei campi a zappare o in armi a combattere malefici nemici esterni e infidi traditori.

Chiosa assurda finale: “deve decidere se accettare un pianeta più democratico”. A parte che come detto il “pianeta” è indifferente all’esistenza mia personale e dell’Umanità tutta, il fatto è che la “democrazia” è un concetto che esiste solo in “Occidente”. Il “pianeta” non è affatto “democratico”. Come sopra, il “negoziare” avrebbe come interlocutori degli autocrati e/o delle teocrazie, magari dissimulate nel culto di una ideologia invece che di una divinità. Non capisco cosa ci sia di “democratico” nel calare le braghe davanti alle minacce o ai ricatti di un Putin, di un Kim Il Sung o di un Kamenei. Non capisco nemmeno cosa ci guadagnerebbe l’Umanità nel suo complesso dalla “resa” dell’Occidente al suo supposto declino auto-inflitto e dalla “vittoria” di autocrati e religiosi.

Concetto interessante in questo delirio: “sempre meno consenso”. Consenso di chi? Il consenso di chi vuole tutte le donne intabarrate a partorire e gli uomini nei campi ed in armi oppure il consenso degli “intellettuali” italiani e “occidentali”, col loro seguito di minus habens?

Finisco con un piccolo tecnicismo: L’Italia “È complice di violazioni della legalità internazionale in molte guerre recenti, non autorizzate dalle Nazioni Unite, a cui ha partecipato.” Per chi non lo sapesse, le Nazioni Unite sono sottoposte al Consiglio di Sicurezza in cui la Federazione Russa e la Cina hanno un seggio e il diritto di veto. Quindi le “guerre recenti” non saranno mai “autorizzate” dall’ONU se non sono santificate da Putin o dal Partito Comunista Cinese. L’Italia non è obbligata a partecipare alle “guerre non autorizzate”, concetto risibile, però è vincolata da trattati e alleanze, quindi se si tirasse indietro quando ci si aspetta che assuma un certo ruolo, poi non potrebbe aspettarsi nulla in cambio. Potremmo seguire fino in fondo il concetto della “decrescita felice”, sdraiarci per terra e aspettare la morte. Nella logica di questo editoriale, il “pianeta” ne sarebbe contento.

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