Ipersonica ignoranza

Della gente che non si informa

Di questi tempi va di moda l’espressione “missile ipersonico” e questa espressione viene usata dai “media” e dai demagoghi in associazione con il declino dello Occidente e questa sorta di rivolta degli schiavi che sarebbe la invasione dell’Ucraina e il contestuale problema mediorientale, oppure la espansione cinese in Asia contro l’egemonia USA.

In realtà “ipersonico” significa solo che viaggia a diverse volte la velocità del suono.

Tutti i veicoli spaziali sono “ipersonici”. Tutti i missili “balistici”, cioè che salgono verso l’alto e poi scendono verso terra descrivendo un arco, sono “ipersonici”. Quindi è storia antica.

Ci sono poi i missili “aria-aria”, cioè quelli portati dagli aerei e che cercano di incontrare un altro aereo. Anche questi non sono niente di nuovo, il missile Phoenix portato dagli F-14 “Tomcat” americani e che risale agli Anni Sessanta, era “ipersonico”. Premesso che contrariamente a quello che si vede nei film il razzo rimane acceso solo per la prima parte della traiettoria e poi si spegne e il missile procede per inerzia, un missile che viaggia molto veloce non può cambiare direzione senza perdere molta energia e senza percorrere grandi curve, inoltre più scende di quota più l’aria diventa densa e crea attrito, che fa perdere ulteriore energia al missile. Siccome l’aereo preso di mira viene avvertito dell’arrivo del missile dal fatto che riceve i segnali del radar che guida il missile stesso, questo aereo scenderà il più possibile verso il basso e compierà brusche manovre evasive proprio per esaurire le capacità di manovra del missile. I “missili ipersonici” in questo caso non sono stati inventati per il “combattimento aereo” ma per abbattere dalla maggiore distanza possibile aerei lenti e che non possono compiere manovre evasive, come i bombardieri. Comunque ancora storia antica.

Infine, esiste un’altra categoria di missili che invece di compiere una traiettoria “balistica” ad arco, che è facilmente prevedibile, viaggiano più o meno in orizzontale. La ragione è che i radar faticano a ricevere l’eco di ritorno da oggetti che si trovano dietro la curvatura terrestre, con tanti saluti ai terrapiattisti. Ecco perché esistono gli “arei radar” che portano il dispositivo più in alto possibile in modo da allargare l’area coperta dal segnale. Volando in basso si rimane nascosti al radar posizionato sul terreno fino a che non si arriva ad una certa distanza, che è di pochi chilometri e questo, combinato con la velocità del missile, riduce moltissimo la capacità di reazione di un dispositivo anti-missile. Però, come per i missili imbarcati sugli aerei, volando veloci non si può cambiare facilmente direzione e si incontra un notevole attrito dovuto alla densità dell’aria. Ecco perché i “missili da crociera” di solito sono molto lenti, sia per ottimizzare l’autonomia e consentire viaggi di centinaia di chilometri, sia per consentire al missile di cambiare direzione in maniera imprevedibile. Da cui l’unico uso possibile dei “missili ipersonici” in questo caso è se sono portati da un aereo che si incarica di sfuggire ai radar e delle manovre evasive, per essere lanciati vicino al bersaglio in modo da colpirlo con un approccio diretto, immediatamente, prima che possa reagire. Una cosa che è particolarmente difficile se il nemico ha la superiorità aerea e quindi facilmente abbatte gli aerei prima che possano avvicinarsi ai bersagli.

Quindi, riassumendo: da una parte non c’è niente di nuovo per la maggior parte dei casi, dall’altra i “missili ipersonici” non sono un’arma dei “Paesi emergenti” perché, a parte i costi esorbitanti che li rendono anti-economici per bombardare le case, presuppongono la superiorità aerea che non a caso è uno dei presupposti della dottrina USA e quindi “occidentale”.

Nel caso di Israele, grazie ai finanziamenti USA, da sempre ha la superiorità aerea su tutti i suoi vicini per cui non c’è nessuna possibilità che Israele venga bombardato dall’aviazione di qualche altro Paese, figurarsi l’Iran che non è nemmeno confinante, in mezzo ci sono prima l’Iraq e poi la Giordania e la Siria. Tutti i missili eventualmente lanciati da terra da un punto qualsiasi o sono lenti oppure sono “balistici” e quindi in entrambi i casi facilmente intercettabili. L’Iran non può impiegare nessun “missile ipersonico”, tranne i casi sopra elencati che sono storia antica. L’unica opzione per un “Paese emergente” è lanciare tanti missili economici in modo da “saturare” le difese avversarie e in ogni caso obbligarle a spendere munizioni che sono molto più costose. Chiaro che se tu lanci un drone che costa tremila euro e questo viene abbattuto da un missile che costa tre milioni di euro, hai comunque inflitto un danno.

Nel caso dell’Ucraina, nonostante la ridicolissima propaganda Anti-NATO e Pro-Russia che per me è inconcepibile, ultimamente ho sentito dei MAGA americani inneggiare a Putin come difensore della Cristianità, il fatto è che l’Ucraina non ha una aviazione degna di nota e questo toglie di mezzo il presupposto fondamentale della dottrina NATO, cioè quello della superiorità aerea, anzi, colloca l’Ucraina nei panni dell’ipotetico avversario della NATO. Rispetto ad Israele ci troviamo in una situazione invertita dal punto di vista tecnologico. Il guaio in quel caso è che la Russia confina con l’Ucraina e quindi, pur essendo i Russi degli straccioni, possono impiegare le armi degli straccioni, cioè mandare all’assalto migliaia di trogloditi sdentati senza curarsi delle perdite e cosi facendo portare all’esaurimento l’avversario.

Apriamo una parentesi relativamente ovvia. La Russia, che poi non è “Russia” ma una “federazione” in cui la Russia è il centro egemonico e le altre Repubbliche sono delle colonie, da sempre si è dotata di forze terrestri quantitativamente enormi e scadenti per qualità, proprio perché ha sempre avuto una economia da Terzo Mondo e milioni di straccioni sacrificabili. Di conseguenza la aviazione russa non ha lo scopo della superiorità aerea sul territorio avversario ma solo quello di proteggere per quanto possibili le posizioni del proprio schieramento. Cosi come la marina russa non ha mai avuto lo scopo di dominare gli oceani ma solo di attaccare, in maniera più o meno suicida, le formazioni navali delle portaerei americane. Da cui, come si vede, l’aviazione russa non vola sopra l’Ucraina e la marina non è davanti la costa ucraina. Le armi fantascientifiche sono storia antica, tutti gli autocrati “bluffano” millantando le capacità dei propri scienziati e tecnici militari. I Nazisti le avevano veramente, le “wunder waffen” ma erano anti-economiche per le ragioni sopra descritte. Se tu devi costruire un aggeggio costosissimo e il nemico ne contrappone cinque che tutti insieme costano la metà, devi avere molte più risorse per prevalere, altrimenti sarai portato all’esaurimento.

Per queste ragioni la propaganda è paradossale, gioca sull’ignoranza e quindi sui timori irrazionali di un pubblico di scemi.

Economisti di stocazzo

Degli scribi del faraone

Sapevamo che sarebbe finita cosi: effetto Superbonus sul bilancio dello Stato: conto da 220 miliardi, sei volte superiore alle stime.

Due osservazioni, anzi tre. La prima è che l’Italia è indebitata perché questo giretto si ripete di continuo. La seconda è che solo uno scemo o una persona in malafede può pensare che sia una buona idea accollare allo Stato il patrimonio dei privati. Non fa differenza che siano dei lavori sulla casa o lo stipendiuccio garantito e la pensioncina. Qui si apre una parentesi apocalittica sulla tendenza autodistruttiva della “democrazia” che era già nota nella antichità. Ovvero la relazione perversa di dipendenza reciproca tra il “demagogo” e il “popolo”, il primo asseconda i desideri delle persone che rappresenta, incurante delle conseguenze e ottiene in cambio il potere con cui soddisfare i propri desideri, i cittadini non hanno l’intelligenza e la cultura, quindi la morale, per capire che le conseguenze “collettive” finiscono prima o poi per diventare conseguenze “individuali” e quindi piangono e fottono, fottono e piangono. L’Italia repubblicana è stata divisa in due di proposito, volutamente. Al centro-nord la famosa “economia sommersa” cioè produrre reddito in tutte le maniere, legali, semi-legali e illegali, dove quelle illegali sono anche quelle più redditizie, al centro-sud lo “assistenzialismo” per cui lo Stato provvede vitalizi in tutte le forme concepibili, col risultato di Bertoldo, lo statale riceve uno stipendio minimo ma garantito quindi gli si può solo chiedere di fare finta di lavorare. Ultima osservazione: la “economia” non è una “scienza” e gli “economisti” sono dei ciarlatani, fanno previsioni a capocchia che hanno lo stesso valore di quelle degli antichi oracoli, forse meno e si prestano dietro compenso come “esperti – consulenti” dei demagoghi a facilitare il declino e il collasso della “democrazia”. Niente di più ipocrita delle famose “politiche keynesiane”. A monte di questa osservazione ne possiamo fare un’altra, abbastanza ovvia: ne i demagoghi ne gli “esperti”, in questo caso gli economisti, sono chiamati a rispondere dei propri atti. L’argomento in testa a questo scritto è solo uno degli infiniti esempi. Si legge che lo Stato si trova a pagare sei volte la cifra che era stata stimata e finisce li, come se fosse un incidente o un temporale estivo imprevedibile. Se non che tutto, dal bilancio della RAI o dell’INPS, passando per la Sanità o la Scuola e arrivando finalmente al polistirolo appiccicato sulle case, finisce per essere pagato dalla fiscalità generale cioè dalle imposte, siccome non basta mai, dai soldi che lo Stato chiede in prestito a strozzo e quindi nel Debito. Debito che il saccente di turno dirà che non solo è “sostenibile” ma che è necessario ad alimentare l’economia nazionale, infatti anche per il “bonus edilizio” la scusa era finanziare l’edilizia e tramite quella ottenere una sorta di ripresa economica. Gli Americani direbbero “all is good until it isn’t”, cioè va tutto bene fino a che vai a sbattere.

Postilla: sentivo su Radio Radicale, che raccomando a tutti, un dibattito sul “lavoro”, coi soliti relatori che ci aspetteremmo, politici, sindacalisti, imprenditori, eccetera. Ad un certo punto un signore ha fatto il solito giretto retorico citando gli articoli della Costituzione inerenti il “lavoro” e il “reddito”. A volte mi domando se questa gente ci fa o ci è. Una volta che noi postuliamo la dissoluzione degli Stati Nazionali in entità sovra-nazionali come “Stati Uniti d’Europa” o più genericamente nella “Globalizzazione”, non solo dobbiamo considerare le conseguenze meccaniche di mettere in comunicazione contesti del tutto diversi quindi un chilo di mele o un’ora di un operaio hanno costi e modalità del tutti diversi ma stiamo anche postulando che le Costituzioni su cui si fondano gli Stati Nazionali siano subordinate a qualcosa come il “Diritto Internazionale” e che i Poteri dello Stato, quindi Governo, Parlamento e Magistratura, siano a loro volta subordinati ad un “Governo Mondiale”, un “Parlamento Mondiale” e una “Magistratura Mondiale”. Poteri che non hanno alcun motivo di privilegiare un cittadino italiano rispetto ad un cittadino malese o peruviano o un essere umano qualsiasi. Ed eccoci ad un altro degli infiniti imbrogli, quello della “giustizia sociale” per cui si postula la distribuzione della ricchezza però sempre con la logica del piangere e fottere, dimenticando che tutti conoscono il trucco quindi non si vede, ancora, perché un italiano che piange e fotte riesca a fottere un malese o un peruviano che piangono e fottono allo stesso modo. Certo, vedrete che riusciremo ad accollare il nostro polistirolo appiccicato alle case ai Tedeschi, convincendoli a fare “cassa comune” tra il loro bilancio e il nostro.

Cattivi Maestri

O tempora o mores

Questo è un esempio dei post che richiedono l’anonimato.

Leggevo Feltri: non esiste libertà che valga l’atomica .

Premessa: io sono un ragazzo della Guerra Fredda e ho vissuto fino alla maturità sotto la minaccia della Terza Guerra Mondiale. Negli anni seguenti la caduta del Muro ho prestato servizio nell’Esercito italiano quando ancora esisteva la Leva obbligatoria ed erano le vestigia di quando si dava per scontata l’invasione delle divisioni corazzate del Patto di Varsavia. Ogni tanto lo ricordo perché è come se queste cose non fossero mai esistite, fui assegnato ad un reparto di artiglieria di una Brigata Alpina e l’idea era di provare a tenere i passi alpini ma se necessario avremmo dovuto usare proiettili nucleari per evitare che l’invasore dilagasse nella pianura. Avremmo sparato sui nostri commilitoni e chiunque si fosse trovato da quelle parti.

Ora, leggendo Feltri mi domando da quale mondo venga. Come se si fosse svegliato ieri e non avesse memoria di quando ci si aspettava che i ragazzi italiani corressero alla frontiera per fare quello che fanno gli Ucraini ma dando per scontato che sarebbe stato un sacrificio sullo stile delle Termopili. Come se Feltri non sapesse che la dottrina NATO prevedeva che dopo pochi giorni di combattimento le zone di contatto sarebbero state sacrificate trasformandole in un deserto radioattivo per rallentare l’invasore e dare il tempo agli Americani di inviare rinforzi via nave.

Visto che ho citato le Termopili, consideriamo la vicenda. Da quando la nostra “sinistra” ha abbandonato l’ortodossia sovietica per farsi “liberal” i grandi imperi multietnici e multiculturali sono diventati il non plus ultra. Quindi i professori, che sono tutti “di sinistra”, ci raccontano di come questo impero inclusivo e tollerante fosse stato aggredito dalla rivolta degli Joni, coloni greci dell’Asia Minore, sobillati da Atene. Gli Ateniesi e gli Elleni in generale sono “xenofobi”, convinti che solo loro meritano l’appellativo di “uomini” perché non si sottomettono a nessuno, orgogliosi di essere nati ognuno nella sua polis. Gli Joni mettono a ferro e fuoco le città persiane e l’impero reagisce sopprimendo la rivolta nel sangue, poi si rivolge ad Atene. Come tutti sanno, la prima volta la spedizione punitiva sbarca a Maratona. Gli Ateniesi riescono a sconfiggere il corpo di spedizione persiano e già questa è una cosa impensabile.

Pausa, torniamo alla mia infanzia. All’epoca i Comunisti italiani erano dilaniati da una contraddizione. Da una parte erano ben contenti di essere “compagni” dentro l’Egemonia USA che gli consentiva il benessere materiale e la libertà di espressione, dall’altra però per tradizione predicavano la “Rivoluzione” che avrebbe dovuto determinare la “Dittatura del Proletariato”. In questa predicazione bisognava completare la “Resistenza”, che era appunto l’inizio della “Rivoluzione” e l’Armata Rossa sarebbe stata benvenuta come un “liberatore”. Quindi, tornando alle Termopili italiane, oltre la necessità di sacrificarsi sui passi alpini, avevamo la certezza che ci sarebbe stato anche il “fronte interno” perché i nostri Comunisti avrebbero parteggiato per l’invasore. La cosiddetta “Destra” ha sempre avuto una colpa assoluta, quella di farsi definire dagli altri, in particolare dai “compagni”, come se non avesse altra capacità che fare il verso, vivere come immagine riflessa. Quindi, a parte la faccenda delle Termopoli, l’idea era di imitarli con la organizzazione Gladio o “stay behind”, cioè l’idea che se i “compagni” fossero riusciti ad instaurare un regime comunista in Italia, quelli che non sarebbero stati rastrellati ed eliminati avrebbero dovuto fare la stessa cosa a parti invertite, cioè spionaggio e sabotaggio a favorire gli Americani.

Abbiamo visto che con la caduta del Muro i Comunisti sono diventati “liberal” passando attraverso un certo numero di trasformazioni e hanno rimosso tutto il loro passato marxista-leninista e l’ortodossia sovietica. Le organizzazioni militanti della “sinistra extraparlamentare”.

Col solito meccanismo dello specchio, se la “Sinistra” è diventata “americana” la “Destra” non poteva che diventare “sovietica” e rido mentre lo scrivo, data la folle assurdità, la assoluta scemenza della cosa. Quello che nella mia infanzia era il “Paradiso dei Lavoratori” adesso è la mecca di quelli che all’epoca erano i “Fascisti”. La Armata Rossa è ancora un “liberatore”, una volta ci avrebbe liberato dal Capitalismo e adesso ci libererebbe dai “froci” e dai “biolab” coi loro vaccini.

Bene, torniamo ad Atene. Immaginiamoci personaggi come Orsini, Travaglio, Santoro, Oddifreddi nella agorà. Abbiamo provocato l’Impero Persiano e adesso gli Joni sono sterminati e ridotti in schiavitù. Poi l’Impero ci manda un ultimatum, arrendetevi alla vostra giusta punizione o seguirete la sorte degli Joni. Oddio, la guerra. Noi vogliamo la pace. Il Feltri ateniese direbbe che non esiste libertà che vale il taglio della spada. Orsini direbbe che i Persiani hanno già vinto. Tutti direbbero che siamo sconfitti e comunque ce li meritiamo perché siamo “neofascisti”, Azov, “froci” e “vaccini biolab”.

Per qualche strana ragione gli Orsini, Travaglio, Santoro, Oddifreddi e Feltri all’epoca delle Guerre Persiane furono zittiti e gli Ateniesi non solo uscirono dalla città per affrontare i Persiani a Maratona. Accettarono la distruzione di Atene quando fu evidente che gli Elleni non potevano fermare la seconda spedizione punitiva che, attraversati i Dardanelli, calava dal nord. Evacuarono la città via mare, mentre l’Ellade era invasa, l’Attica perduta e si pensava di potere difendere solo il Peloponneso. Poi si disposero ad usare la flotta, il famoso “muro di legno” della profezia raccontata dai posteri, per affrontare l’invasore. La battaglia di Salamina, il contingente terrestre persiano sconfitto a Platea. Atene emerge vittoriosa e si impone la “egemonia ateniese” della Lega di Delo. Finirà male, seguirà la Guerra del Peloponneso.

Comunque, ci si dovrebbe domandare perché nella Storia gli uomini si sono ribellati e hanno preferito la morte alla schiavitù. Si sono ribellati e hanno preferito la morte anche ad un relativamente comodo servaggio.

Oppure, ci si dovrebbe domandare perché capita che Feltri affermi il contrario, cioè che la “libertà” non vale il sacrificio. Perché la “atomica” è una metafora che significa una minaccia qualsiasi, non fa differenza se fai a pezzi la gente in un modo o in un altro. Tanto è vero che lo stesso Feltri, in una sorta di “excusatio non petita”, cita le ragioni economiche. La “libertà” non vale il disagio dell’aumento dei prezzi o della disdetta delle vacanze. Una qualsiasi minaccia deve bastare a farci calare le braghe perché diamo per scontato che gli agi si guadagnino dando via il culo, non c’è altro modo.

Questa è la cosa più ridicola ed assurda. A Feltri e a tutta la combriccola non è richiesto il minimo disagio. La Borsa è ai massimi, l’economia gira nei limiti del dissesto del Bilancio statale e delle conseguenze della “globalizzazione” che ci ha reso periferici come nel Cinquecento.

Quando si parla di “armi”, premesso che spendiamo tipo 1.5% del PIL quando da accordi internazionali dovremmo spendere almeno il 2%, premesso che tra il 70 e lo 80% della spesa va negli stipendi, premesso che prima della crisi ucraina la NATO era stata smantellata in funzione delle “missioni di pace”, perché non si pensava più ad una “guerra convenzionale”, proprio questa è la contraddizione, cioè il fatto che non possiamo armare l’Ucraina perché non abbiamo le armi, abbiamo stipendi e infatti fino ad ora gli abbiamo dato i ferrivecchi ripescati dai depositi dove attendevano la demolizione. Ferrivecchi per i quali non produciamo parti di ricambio e quindi quando si rompono li devono abbandonare e non produciamo munizioni, di cui tra l’altro non abbiamo scorte perché andrebbero rinnovate periodicamente.

Onestamente, non me la prendo con Feltri, cosi come non me la prendo con Orsini, Travaglio, eccetera. Mi pare ovvio che non è tanto che loro siano onestamente convinti delle cose assurde che propalano ma che esiste un pubblico di scemi, ignoranti e pazzi a cui si può vendere lo sciroppo miracoloso. E’ un mercato. Domanda e offerta. Diventa palese se pensiamo che è una “linea editoriale” quella di pubblicare le tesi di questo o di quello. La “linea editoriale” deve pagare, in termini di interesse della “lobby” o in termini di vendite.

Chiudo con una conclusione ovvia. Io mi vergogno di essere concittadino di Feltri. Non mi interessa se è convinto di quello che dice o se lo fa per mestiere, mi vergogno che lui parli e mi vergogno che lo facciano parlare.

Circa il resto della popolazione, il fatto che ci siano milioni di “novax” che guarda caso siano anche convinti che “Putin è nel giusto”, inevitabile conseguenza della diseducazione che ha storpiato generazioni ad ondate, prima quando ci facevano marciare in cortile cantando “Bandiera Rossa” e poi quando hanno cominciato col “cittadino del mondo”. Il vuoto deve essere riempito da qualcosa e gli scemi, gli ignoranti e i pazzi lo riempono con le prime scempiaggini che gli capita di sentire ripetere in giro. Generazioni diseducate in modo che non abbiano memoria e consapevolezza di se stesse, gente che pensa alla vita come il “sushi” e la “maria” e i “viaggi”. Siamo destinati all’estinzione, perché mentre ci impongono milioni di immigrati e nello stesso tempo non facciamo più figli, siamo anche privi di morale e tutti intenti al godimento narcisistico, per cui ci caghiamo addosso appena un troglodita sdentato ci fa “buh”.

Incognito Mode di Chrome

Della gente tenuta nell’ignoranza di proposito per approfittarne

Andiamo al punto. Il browser è un aggeggio vecchio come Internet. La funzione “incognito” o “finestra anonima” esiste da sempre e funziona al contrario di come pensa la gente. Non ha alcun effetto sullo “anonimato” rispetto alle cose che si fanno mentre si è collegati ad Internet, invece serve a non conservare tracce delle cose fatte nella “memoria” del dispositivo utilizzato, in pratica non salva la “history” o “cronologia” perché usa la RAM che è “volatile” invece della memoria permanente.

Lo “anonimato” dipende da varie cose. Per primo il fatto che quando ci si collega ad Internet il fornitore del servizio ci assegna un indirizzo IP preso da un “pool”, cioè un gruppo di indirizzi che il fornitore ha comprato all’ingrosso. Di norma è sempre diverso ma il fornitore tiene traccia del giorno e dell’ora in cui ha assegnato quell’indirizzo al dato cliente, quindi sa sempre chi usava quell’indirizzo il tale giorno alla tale ora.

In seconda battuta qualsiasi software che adoperiamo può comunicare a terzi qualsiasi informazione, con o senza il nostro consenso. Il software si compone di vari livelli soprapposti, per esempio un dispositivo avrà il “firmware” distribuito dal venditore dell’hardware, poi avrà il “sistema operativo”, per esempio Windows, distribuito dalla azienda Microsoft, poi avrà un insieme eterogeneo di programmi (o “app”), distribuito da questo e quello. Le informazioni sul nostro conto che vengono carpite e comunicate a terzi dipendono dai “contratti” che sottoscriviamo con queste entità, quando la cosa è gestita apertamente e in modo “legale”, oppure sono una specie inganno.

Chrome è il browser di Google. Google è una azienda che raccoglie dati sugli utenti dei suoi servizi e li rivende ai propri inserzionisti in modo che questi possano realizzare campagne promozionali “mirate”. Se usiamo un qualsiasi prodotto o servizio che fa capo a Google sappiamo in partenza che questo prodotto o servizio esiste per raccogliere dati sul nostro conto e per sottoporci campagne promozionali “mirate”. L’inganno non è certo nell’ambiguità di una funzione “anonima” che non ha niente di anonimo, piuttosto è nel fatto che Google non dice “qualsiasi cosa tu faccia con un nostro prodotto o servizio verrà registrata e di conseguenza sarai sottoposto a campagne promozionali mirate”.

Domande?

Recensione dello scooter Honda SH 150

Della Mobilità in ambito urbano

La faccio breve. Se vi interessa il prezzo, io l’ho pagato senza sconti o incentivi 3.8 mila euro che diventano 4.2 con immatricolazione eccetera. Vale la pena? Dipende cosa volete, uno scooter di categoria superiore costa circa 6 mila euro e a me basta girare in città e occasionalmente fare un tratto in autostrada. E’ uno scooter molto maneggevole nel traffico, relativamente leggero e di dimensioni contenute, quindi facile da mettere sul cavalletto centrale e spostare. Con un pieno si dovrebbero fare circa 400Km.

Motore, 8. Consumo medio 45.5Km/litro. Ciclistica e Ammortizzatori, 7. Al posteriore un po’ secchi. Dotazioni, 7, “Start&Stop”, Controllo di Trazione, c’è anche l’antifurto. L’inconveniente è che bisogna sempre tenere d’occhio la batteria perché se manca la carica non funziona più niente, incluse le serrature, che sono “elettroniche”.

Dolenti note: Ergonomia, 6.

Sella troppo alta, per una persona di media statura è difficile poggiare bene i piedi a terra. Bisogna spostarsi sul sedile. La sella troppo alta fa il paio con il manubrio troppo basso che induce a guidare un po’ curvi in avanti. Per leggere la strumentazione bisogna spostare lo sguardo come per guardare in terra. Se non c’è qualche passaggio che non ho capito, direi che non è uno scooter per persone di statura inferiore a 1.70.

Il parabrezza svolge ottimamente la sua funzione, protegge ma è fatto di un materiale troppo morbido che si riga solo a guardarlo. Il minimo contatto, frequente con la visiera alzata del casco perché il parabrezza è molto vicino alla testa, si riga in maniera irrimediabile. Non provate a togliere i segni con la pasta abrasiva, si ottiene solo di opacizzarlo. Ad aggiungere beffa ad insulto, Honda non vende il ricambio del solo parabrezza ma l’intero “kit” che include la lastra, i due sostegni in metallo, la viteria e i due paramani. Totale con IVA, 175 euro al concessionario.

Ho provato a contattare Honda tramite il sito e il form non funziona. Si aspetterà una configurazione utente diversa dalla mia e l’eccezione non è correttamente gestita. Vorrei dirgli di vendere i parabrezza separatamente e ad un prezzo ragionevole perché quando sono compromessi è meglio sostituirli e il “kit” induce o a non cambiare per risparmiare o a montare parti non originali, dette “aftermarket”. Vorrei anche dirgli che il parabrezza è soggetto ad usura e quindi bisogna farlo di un materiale resistente ai graffi.

Dritta: quando fate rifornimento spingete l’erogatore in fondo all’interno dell’incavo. C’è una specie di valvola per il “troppo pieno” che fa scattare la chiusura dell’erogatore ed evita la tracimazione della benzina. Tracimazione che invece avviene di sicuro se appoggiate soltanto l’erogatore all’imboccatura senza affondarlo. Come ho fatto io la prima volta, dato che lo scooter precedente aveva un blocco che serviva proprio per non fare andare dentro l’erogatore, il contrario.

Chiudo con due considerazioni:

Se tutti andassero in moto il mondo sarebbe un posto migliore.

Produzione eccessiva di norme e regolamenti, incluso il Codice della Strada. Mentre le strade sono in condizioni tragiche, piene di buche, allagate se piove, voragini dove ci sono le rotaie del tram. Si arriva dunque al ridicolo fenomeno dei “monopattini”. Prima li si incentiva col “bonus”, sapendo poi che i Nuovi Italiani tendono a usare mezzi di trasporto per cui non serve la patente. Poi si scopre che sono pericolosi e quindi si comincia la repressione con l’obbligo del casco, targa e assicurazione. Quando i problemi sono due, l’ignoranza di chi guida e magari va sul marciapiedi o in autostrada e il fatto che il “monopattino” è un giocattolo intrinsecamente pericoloso perché le ruote sono troppo piccole e il guidatore non si trova in una posizione solida, il minimo inciampo e si va in terra. Evidentemente il “legislatore”, a tutti i livelli, dal Parlamento al Consiglio Comunale, non sa niente delle “due ruote” e quindi pensa che il “monopattino” sia una soluzione al problema della mobilità invece di un giocattolo pericoloso come un fucile ad aria compressa. Se avesse un minimo di esperienza saprebbe che è già improponibile circolare in bicicletta, che è una macchina enormemente più sicura del “monopattino”. Improponibile perché la gente è stata convinta che non può vivere senza automobile e il traffico di conseguenza è parossistico. Traffico su strade concepite altre epoche, quando l’automobile era per i ricchi e tutti gli altri andavano in bicicletta. Beffa e paradosso.

Patriarcato e Femminicidio

Dei neologismi antiumanisti

Tutta la faccenda che viene strombazzata dai “media” notte e giorno circa il terrificante Patriarcato che istruisce i maschi ad uccidere le femmine è una emerita cavolata.

Una di quelle cavolate messe a punto nei laboratori della Massoneria Apolide al fine di demolire la cosiddetta “Civiltà Occidentale” per addivenire allo “Uomo Unico” che nelle parole di Scalfari avrà “ricchezza media, cultura media, sangue integrato”. Notare il trucchetto retorico-demagogico di Scalfari nell’evitare di definire il concetto di “media”, ovvero media tra quali valori. Cosa che non è tanto importante sul fattore della “ricchezza” quanto su quello della “cultura”.

Quello che succede nella realtà delle cose e lo dico per esperienza personale, è che nelle famiglie italiane si nasconde un numero incredibile di mostri.

Questi mostri sono nascosti nella loro natura da parte dei familiari per un senso arcaico di vergogna, secondo l’antica idea del “segnato da Dio, maledetto da Dio”, cioè che una persona storpia sia anche colpevole, maligna. La famiglia poi preferisce dissimulare, negare, piuttosto che prendere atto del problema ed affrontarlo, perché ognuno dovrebbe poi guardare le proprie piaghe a ritroso.

I mostri sono insieme ignorati e scansati da tutti, perché averci a che fare rende la vita impossibile. Ignorando la loro esistenza e tenendo le distanze il più possibile, si evita l’incomodo di dovere fare qualcosa, dovere prendere una posizione.

Arriviamo alla questione principale.

I mostri non vengono cercati, riconosciuti o curati da alcun Servizio Pubblico.

Le “Forze dell’Ordine” non intervengono se non dopo che è stato compiuto un reato, anche se sono perfettamente a conoscenza della situazione di rischio. Non intervengono a prevenire le stragi compiute da fanatici tagliagola pregiudicati che le annunciano urbi et orbi, figurarsi se si muovono per un mostro “comune” che è solo un assassino potenziale come migliaia di altri. Il Sistema Sanitario è una barzelletta in generale, non cura la gente che arriva in ospedale con un infarto o con una leucemia, figurarsi se può curare disturbi della personalità o malattie psichiatriche. Il Medico di Base serve solo a compilare “impegnative” per improbabili visite specialistiche che lo “assistito” richiede e per prescrivere medicine quindi ancora, figurarsi se si muove per il mostro.

Quindi, se la Massoneria muove le sue pedine per condizionare la “Pubblica Opinione”, il “femminicidio” è un concetto assurdo perché vorrebbe essere una categoria peggiorativa dell’omicidio, come se le “femmine” fossero qualcosa di più di un “essere umano”, il problema è che convivere coi mostri è semplicemente la “normalità”, cioè la regola.

Se conviviamo coi mostri e per qualche ragione speculare le donne non li riconoscono o, peggio, li trovano interessanti, è “normale” che le donne prendano mostri come fidanzati e mariti e poi vengano macinate.

A parte la faccenda a cui ho accennato, cioè che le donne non riconoscono i mostri o li trovano interessanti, dato di fatto evidente, se vogliamo definire una “colpa” questa non è nel “Patriarcato” quanto nel fatto che come Società non vogliamo riconoscere l’esistenza dei mostri e non vogliamo prendercene cura. E’ come non volere riconoscere l’esistenza dei portatori del virus “Dengue” perché questi sono immigrati da Asia e Africa e per definizione non si può associare un connotato negativo agli immigrati. Meglio dire che il virus viene portato dalle zanzare e omettere che le zanzare fanno solo tra tramite.

La cosa tragicomica è che tutta la manfrina sul “Patriarcato” e tutte le “riforme”, che poi si traducono solo in pseudo-leggi che vorrebbero comminare pene più severe, non cambiando assolutamente nulla rispetto alla verità dei mostri nelle famiglie italiane, non cambieranno assolutamente nulla rispetto alle conseguenze. E’ come la faccenda delle stragi negli USA, chiaro che il mostro armato fino ai denti può ammazzare più gente ma il mostro senza armi prende uno strumento qualsiasi, un martello, un coltello da cucina e ammazza due o tre persone e ne ferisce cinque o sei. Nel nostro caso, dove la violenza non avviene in un contesto di massa ma tra la cerchia ristretta dei familiari e amici, il mostro, che non viene cercato, riconosciuto e curato, è inarrestabile, è una bomba che può esplodere in ogni istante.

La cosa che io trovo insopportabile è che tutti sanno ma quando poi si arriva alla tragedia, tutti fanno finta di essere sorpresi, “sembrava tanto una brava persona”.

Linux

Del fare le cose in maniera differente.

Sono sempre stato incuriosito da Linux. Sarebbe inutile scrivere l’ennesimo articolo sulla sua genesi e natura, vi rimando a Wikipedia.

https://it.wikipedia.org/wiki/Linux

Per molti anni ho usato i computer con Windows e non avevo motivazioni sufficienti per investire tempo ed energia su qualcosa di differente. Ogni tanto davo una occhiata, facevo qualche prova ma poi lasciavo perdere. Allo stesso tempo non avevo ragione di aggiornare Windows 7 passando ad una versione successiva. Ad un certo punto però Microsoft interruppe il supporto per Windows 7 e questo significava necessariamente che anche le future versioni di tutti i programmi per Windows non avrebbero funzionato con Windows 7.

A quel punto dovevo scegliere se passare ad una versione di Windows successiva, cosa che mi avrebbe obbligato anche a cambiare i computer oppure fare finalmente il salto e passare a Linux.

La prima cosa che feci fu di comprare un “laptop” Dell economico con sopra Linux preinstallato, precisamente una versione già obsoleta di Ubuntu, che ho sostituito immediatamente con l’ultima versione di Xubuntu. All’epoca scelsi Xubuntu perché il desktop è gestito da XFCE, cioè un insieme di aggeggi che tutto sommato è facilissimo configurare in modo da mettere a proprio agio un utente che viene da Windows. Scelsi di proposito un PC con Linux preinstallato per essere sicuro che tutti i componenti fossero supportati.

Come dicevo, non ero del tutto digiuno della materia, negli anni con le mie prove a tempo perso avevo accumulato una discreta esperienza, per cui potevo partire già abbastanza spedito.

Per un po’ ho mantenuto un computer “desktop” con Windows 7 di riserva mentre usavo il “laptop” con Xubuntu Linux. Poi ho finalmente eliminato Windows.

La cosa fondamentale che una persona deve avere ben presente è che la scelta dello strumento dipende dall’uso che se ne vuole fare. Chi ha delle necessità specifiche, soprattutto in ambito professionale, per esempio deve necessariamente adoperare un certo software per Windows oppure un certo dispositivo che funziona solo con Windows, lo stesso vale per i prodotti Apple, non potrà usare Linux. Perché, anche se si riuscisse in qualche maniera ad assolvere le stesse funzioni, ci sarebbe comunque qualche inconveniente che renderebbe la scelta di Linux poco pratica.

Viceversa, ci sono casi particolari in cui conviene usare un certo software per Linux o un certo dispositivo che funziona meglio con Linux e la scelta di Windows sarebbe decisamente controproducente.

Poi c’è la “zona grigia” in cui Windows e Linux si possono sovrapporre, ognuno coi suoi pro e contro ma con un risultato sostanzialmente analogo.

L’errore è aspettarsi di fare le stesse cose nello stesso modo. E’ vero che gira e rigira con abbastanza esperienza è tutto la stessa minestra ma ci sono delle differenze filosofiche di base che bisogna capire e fare proprie.

Per farla breve, usando Windows ci si deve adeguare alle decisioni prese da altri, da Microsoft, dalle aziende collegate a Microsoft a vario titolo. Perché esistono determinati “prodotti” e “servizi”, nel bene e nel male quelli sono e l’utente paga per poi usarli con le modalità predefinite.

Con Linux, è vero che ci sono grandi aziende che contribuiscono con grandi investimenti ma non c’è una entità unica che controlla, coordina, decide, impone. Linux è un aggregato di software eterogeneo e disparato. Se da una parte questo può essere un problema perché le diverse parti vanno avanti ognuna per conto suo, dall’altra se non esiste un “prodotto” unico nessuno è obbligato ad usarlo o ad usarlo in un determinato modo. Entro certi limiti, ognuno può farsi un proprio “Linux” aggregando le cose che gli servono ed eventualmente aggiungendo software nuovo o modificando software esistente.

Un giorno vado ad installare una nuova versione di Xubuntu. Errore, va in crash l’aggeggio che serve per gestire la stampante. A questo punto potrei provare a risolvere l’errore ma è una cosa noiosa che di solito non ha successo. Potrei tornare alla versione precedente di Xubuntu e continuare ad usarla almeno fino a che non termina il supporto, potenzialmente anche oltre. Potrei cambiare la stampante. Oppure, posso cambiare distribuzione Linux.

Esistono varie organizzazioni che si occupano di selezionare il software eterogeneo in modo da pubblicare un insieme di sistema operativo, driver e programmi installabile su un computer, con diversi livelli di completezza e sofisticazione. Questo meccanismo si chiama “distribuzione” e le distribuzioni si dividono in “famiglie” o “alberi genealogici”, perché da una distribuzione “madre” derivano poi delle distribuzioni “figlie”.

Xubuntu è una “derivata” di Ubuntu che a sua volta è una “derivata” di Debian. Non avrebbe molto senso provare ad aggirare l’errore lamentato da Xubuntu con una distribuzione della stessa “famiglia”, quindi provo con la “madre” di una famiglia del tutto diversa, Fedora.

Problema risolto, una piccolezza, la stampante funziona. Fedora volendo ha uno “spin” analogo a Xubuntu, cioè basato su XFCE ma mi suggerisce di usare piuttosto Gnome, che ha una metafora del tutto diversa da quella del “desktop” tradizionale, assomiglia di più ad una interfaccia “touch screen”. L’avevo già provato Gnome e non mi aveva convinto ma adesso decido di mettermi d’impegno. Scopro cosi che Fedora fondamentalmente è la migliore distribuzione Linux disponibile, ovviamente sempre al netto di esigenze particolari. E’ tutto in due caratteristiche, primo la cura nei dettagli, la qualità generale che si percepisce, secondo nel fatto che Fedora si impegna non solo a fornire software il più aggiornato possibile ma anche a sperimentare ed introdurre per prima nuove tecnologie nell’ambito di Linux.

Dopo avere usato Fedora per un paio d’anni mi accorgo sia di quanto siano meno “rifinite” le altre distribuzioni che di quanto altri “desktop” siano inutilmente arcaici. Inutilmente perché non hanno le risorse per sviluppare ulteriormente il software che piano piano invecchia e muore.

Quindi, concludendo, se qualcuno è determinato a liberarsi di Windows e gli devo raccomandare una distribuzione Linux, senz’altro gli dico di cominciare da Fedora – Gnome.

In alternativa, potrebbe provare lo “spin” Fedora – KDE, dove KDE Plasma è un progetto competitivo tecnologicamente con Gnome e mantiene la metafora del “desktop classico”.

Le altre opzioni si prestano ad esigenze particolari oppure semplicemente sono retrograde, qualitativamente amatoriali, divertenti forse ma alla fine tempo perso.

Certo, a noi che usiamo Linux piace perdere tempo, infatti pratichiamo tutti, chi più chi meno, lo sport del “distro hopping”, cioè saltare da una distribuzione all’altra solo per vedere come va, cosa succede se mettiamo le dita nella presa della corrente, se andiamo con la bici su una ruota sola, cose cosi. Smontare le cose e rimontarle, cadere e rialzarsi, è il modo per imparare e ci si diverte anche.

Parodia

Del prendersi troppo sul serio

Ognuno è diverso. Nello stesso tempo, seguiamo le “mode”. Mi sembra che ci siano due ragioni, una è che la “moda” ci evita di inventare qualcosa, è la classica “pappa pronta”, l’altra ragione è che adeguandosi a comportamenti di massa si riceve approvazione dai propri simili.

Entro certi limiti è fisiologico, perché data la differenza di quantità in gioco, è normale che ogni individuo sia formato dal contesto in cui vive piuttosto che il contrario, cioè che ogni individuo abbia la possibilità di formare il contesto attorno.

Il guaio è che la gente è diseducata. E’ diseducata perché per educare devi avere qualcosa da dire e devi anche essere capace, nello stesso tempo conviene alle elite dominanti che la massa sia educata solo quanto basta perché si renda utile e che non sia educata a pensare e agire autonomamente.

Il risultato della diseducazione è che le “mode” non sono vissute come suggerimenti o possibilità, sono vissute come imperativi categorici, degli assoluti. Di conseguenza le “mode” diventano religioni e, tramite il fenomeno che il neologismo chiama “polarizzazione”, ci si divide per bande.

Non sfugga al lettore che la parola “moda” non indica solo comportamenti legati allo svago e al consumo oppure alla socialità, “moda” in questo contesto è una qualsiasi dualità di idee e comportamenti, dei luoghi comuni che riguardano qualsiasi aspetto dell’esistenza, propria e altrui.

Quindi è una “moda” quella di andare in giro per i parchi cittadini con la “mountain bike”, annesso “abbigliamento tecnico”, cosi come è una “moda” qualsiasi aspetto del “politicamente corretto”, per esempio la faccenda della “accoglienza” e la morale “pan-sessuale”, oppure il voto per un candidato o un altro.

La conseguenza è la produzione continua di parodie. Facciamo un esempio evidente, gli Ebrei ultra-ortodossi. Quelle persone non solo appartengono ad una determinata setta religiosa, decidono di proposito di manifestare agli altri la loro “diversità” adottando un abbigliamento particolare. Un abbigliamento che è la parodia esagerata degli abiti indossati dagli abitanti del centro-Europa ai primi del Novecento. Quindi palandrane nere, camicie bianche, cappelli neri con la tesa, colbacchi. Il tutto ovviamente portato in un clima più caldo. Ogni capo di abbigliamento è deformato, esagerato in un modo o nell’altro, proprio perché progressivamente perde la sua funzione di oggetto d’uso quotidiano e diventa invece una uniforme e un simbolo, quindi la funzione è un’altra. Incidentalmente la stessa identica cosa si può dire dei preti cattolici e dei paramenti sacri, vesti indossate comunemente dalla aristocrazia di secoli o millenni orsono e che oggi hanno solo la funzione cerimoniale.

Questi esempi sono ovvi, perché anche chi è abituato a vedere gli uomini col cappello di pelliccia in testa si rende conto che è fuori luogo sotto il sole della Palestina, che è un elemento estraneo ed anti-storico.

Meno evidenti sono certe pettinature e “makeup”, per esempio quelli dei presentatori televisivi e dei politici americani.

Io li guardo e penso che sembrano i pupazzi del ventriloquo, delle marionette, col ciuffo di legno dipinto e le gote cerchiate di rosso. L’esempio più lapalissiano è Trump, famoso per il riporto di capelli improbabile e il colorito arancio della pelle, oltre che per una mimica particolare. Tralasciando ovviamente i contenuti della sua oratoria. Dato che sappiamo come dietro un fenomeno come Trump ci sono grandi investimenti in termini di “marketing”, queste caratteristiche non sono accidentali, spontanee, sono necessariamente studiate a tavolino e riportate con cura giorno per giorno in tutta la comunicazione verso la massa.

Allora ecco due domande. Primo, premesso come abbiamo detto che la gente è diseducata apposta in modo che non abbia capacità di pensiero autonomo ma che sia condizionata all’obbedienza, al conformismo, quale è il contesto di “normalità” in cui passa inosservato il colore arancio di Trump o l’aspetto da marionetta del ventriloquo del presentatore in TV? Oppure, invertendo l’espressione, per quale ragione si propone alla massa un Trump arancione piuttosto che la marionetta?

Non sto evidenziando aspetti estetici perché l’estetica sia rilevante ma perché non mi spiego come sia possibile che questa estetica non venga percepita come “estranea” oppure “forzata”, in altri termini come passi inosservata la parodia su chiunque e qualsiasi cosa. Se un concetto o un comportamento si traducono in parodia significa che, come ho detto in precedenza, sono scollegati dal contesto e non hanno la funzione immediata, apparente, originaria, razionale ma possono averne una cerimoniale, simbolica, irrazionale. Non ha senso portare il cappello di pelliccia sotto il sole della Palestina cosi come non ha senso farsi pettinare da una impresa di costruzioni e farsi verniciare di arancione, indossare giacche con l’appendino dentro oppure non ha senso parlare facendo smorfie.

Mussolini ed Hitler erano la parodia di se stessi, però avevano due scusanti, due ragioni. La prima era che stavano inventando il personaggio del dittatore novecentesco, il dittatore che comunica con la massa. Era una cosa nuova perché erano nuovi gli strumenti tecnologici. La seconda ragione in qualche modo è l’inverso della prima, cioè anche se agli inizi del Novecento si inventava la comunicazione di massa, i dittatori degli inizi dovevano ancora arringare le folle da un palco e questo li obbligava ad esagerare i toni e la mimica per “amplificare il segnale” ed arrivare agli astanti, a quanta più gente possibile.

Direi che la “società aperta” produce una quantità infinita di “mode” che finiscono in parodie. Praticamente ogni singola abitudine della “persona comune” finisce per diventare parodia. Noi siamo la periferia e il fenomeno è in scala ridotta, gli effetti massimi si manifestano negli USA. Infatti guardandoli si finisce per domandarsi per quale ragione gli Americani si mettano cosi di impegno per comportarsi da idioti. Qualsiasi cosa facciano, sono dei “freak”, degli stramboidi, esagerati, fuori contesto, irrazionali. Dal comprare il bottiglione da venti litri di latte al pickup alto tre metri, passando per la pornografia e i tabù sessuali, la produzione continua di nuove sette religiose tutte con la bibbia in una mano e il fucile nell’altra, eccetera.

Ieri ascoltavo un signore americano che spiegava la fissazione degli Americani con Israele, a parte l’azione delle “lobby”, col fatto che i “Cristiani” ritengono che la Terra Santa debba essere tenuta dagli Ebrei perché questo è necessario per aprire le porte del Paradiso ai succitati “Cristiani” quando verrà la Fine del Mondo. Non ho capito. Però non ho fatto il minimo sforzo per approfondire. Infatti ho sperimentato i “Dianetici” e i “Testimoni di Geova” (altrimenti noti come Studenti Biblici) e i “Mormoni”.

Per capirci, i “Dienetici” si rifanno ad una setta fondata da uno scrittore di fantascienza e ritengono di essere discendenti di una specie aliena nativa del pianeta Nibiru condannata da un arci-cattivo galattico a essere privata del corpo e quindi hanno tutta una procedura per gestire l’incollamento più o meno traumatico di questi “spiriti” ai corpi viventi, nonché le memorie del passato a Nibiru che sono state rimosse e bloccate da meccanismi di auto-distruzione che portano alle malattie.

Approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Scientology

I Testimoni di Geova sono una emanazione ennesima e tardiva del Protestantesimo per cui alcuni Pincopalla americani si mettono li a leggere la Bibbia, dopo avere selezionato i testi che secondo loro costituiscono la Bibbia “autentica” e sulla base di queste letture decidono quale sia il “vero significato” della “Parola di Dio” e di conseguenza come si devono comportare i fedeli. Non entro nelle dispute teologiche che mi sembrano la cosa più noiosa e inutile, fatto sta che li vedi andare in giro in due con la loro uniforme, che in sostanza è il vestito buono della Domenica, ognuno col borsello a tracolla, un po’ come i Carabinieri di Pinocchio.

Approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Testimoni_di_Geova

I Mormoni si rifanno ad un tizio che affermava di avere trovato sepolte vicino casa in America delle tavolette scritte in “egiziano riformato” che dovrebbero contenere una specie di aggiornamento della Bibbia. Per capirci, il signore in questione leggeva le tavolette, evidentemente illuminato dal Signore, dopo averle messe sul fondo di un cappello a cui poi avvicinava il volto. Pare anche che Dio sia un signore che abita sul pianeta Kolob. Anche loro mandano in giro i giovani a fare i “missionari”, però la Nuova Gerusalemme sarà inevitabilmente negli USA.

Approfondimento: https://it.wikipedia.org/wiki/Mormonismo

Niente di nuovo, per carità. Nel senso che in Europa abbiamo avuto secoli di guerre di religione quindi i nostri “Jesus freaks” erano peggio, molto peggio, di quelli americani. Se si va a ripercorrere la storia della Chiesa Cattolica, tanto dal punto di vista della dottrina che del cerimoniale, è un continuo rimescolare il minestrone aggiungendo o togliendo elementi eterogenei presi dai diversi contesti. Però parliamo del passato, un passato che fondamentalmente si è esaurito all’epoca di Voltaire. Non che a me piaccia il cosiddetto “Illuminismo”, che ha creato poi i mostri della moderna Massoneria, la quale, ironicamente, ha sede negli USA che sono il centro dell’Impero. Però è un momento storico che ha avuto il merito di mettere tutto in prospettiva, se vogliamo di “relativizzare” il concetto della Verità.

Concludo il flusso di coscienza. Se uno compra la “mountain bike” e “abbigliamento tecnico” perché i colleghi dell’ufficio ce l’hanno e poi è cosi divertente andare su e giù al parchetto la domenica, mi sembra che sia per riempire un vuoto, per dare un senso all’esistenza. Lo stesso motivo per cui uno si mette palandrana nera e colbacco in Palestina oppure per cui inneggia a Marx ed Engels numi tutelari della Classe Operaia.

Le cose con cui si riempie il vuoto possono essere più o meno perniciose, tanto per i singoli che la collettività. Ci può volere più o meno cinismo e odio per indottrinare le masse ad una cosa piuttosto che l’altra. Però il meccanismo è il medesimo.

Vuoto concettuale, morale e quindi esistenziale, venditori di menzogne e paradossi, gente che si trova a ripetere delle parodie.

La matriosca dei finti tonti

O del prossimo futuro

Non vi sarà sfuggito il fatto che la “editoria” prevede e provvede un regolamento secondo il quale è vietato riportare nelle notizie qualsiasi elemento che metta in cattiva luce gli immigrati.

Leggo sul Corriere che Briatore è stato rapinato da un “ragazzo in monopattino”.

«Sentite questa storia, cosa mi è successo alle 11 del mattino in via Cordusio, zona piazza Affari — esordisce Briatore, 73 anni —. Il mio autista mi sta aspettando fuori dall’auto mentre è al telefono, avevo un appuntamento per un caffè. Arriva un ragazzo extracomunitario in monopattino, apre la portiera, prende il mio zaino e fugge. L’autista se ne accorge ma il ladro ha un vantaggio di 5-6 metri. Per fortuna in zona c’è un capitano della guardia di finanza a cui sarò per sempre riconoscente, che vede la scena e blocca questo ragazzo, recupera lo zaino e lo riconsegna all’autista. Lì dentro avevo tutto, i documenti compreso il passaporto. Me l’avesse rubato avrei dovuto rinunciare al viaggio di domani».

Ora, basta uscire la sera e fare una passeggiata per una qualsiasi parte della “periferia” per vedere che in giro non ci sono Italiani.

Quando va bene si incontrano famiglie di immigrati, la stragrande maggioranza magrebini, con le donne intabarrate e i bimbi che sciamano attorno vocianti altrimenti ci sono capannelli di ragazzi che confabulano nella loro lingua oppure vanno e vengono a gruppi, indaffarati non si sa in cosa.

Se poi si va nella “movida” milanese, peggio che andar di notte, letteralmente, perché è come la luce notturna che attira gli insetti.

I Finti Tonti non vedono che le città italiane vengono ripopolate di stranieri e comunque per definizione è una cosa bella e buona, ce lo ripetono da decenni ormai, che faranno i lavori che gli Italiani non vogliono fare e pagheranno le nostre pensioni.

Ogni tanto capita il Finto Tonto come Briatore, abituato evidentemente alla servitù dei “resort”, che si imbatte in uno di quei “Nuovi Italiani” che la gente normale ha come vicini di casa e si lamenta che Milano è invivibile.

I “Nuovi Italiani” che non partono dal loro villaggio con l’idea di venire a fare i lavori che gli Italiani non vogliono fare per pagare la pensione agli Italiani, vengono con l’idea del Paese del Balocchi dove tutti sono ricchi senza lavorare, dove le donne sono facili, dove un ragazzo intraprendente ha la strada spianata.

I Finti Tonti fanno finta di non sapere che l’Italia per gli immigrati non è il “rifugio” del “profugo” che “fugge dalla guerra” e nemmeno l’occasione di emancipazione per derelitti, l’Italia è terra di conquista.

D’altra parte è evidente che non si può pretendere dagli stranieri il rispetto delle cose e delle persone che non hanno nemmeno gli Italiani, considerato che l’Italia repubblicana non è fondata sui “Valori della Resistenza” come vuole la predicazione ipocrita ma è fondata sulla Mafia, sul Vaticano e sul Comunismo, i tre “centri di potere” su cui potevano fare leva gli Alleati per la “ricostruzione” tramite abituale Regime Fantoccio.

Partendo dalla composizione etnica e culturale relativamente eterogenea, vedi “Questione Meridionale”, l’Italia nasce dal paradosso di dovere ri-creare una Nazione sulla base di teorie e prassi anti-nazionali.

La Mafia è evidente, il Vaticano è la sede della Chiesa Cattolica, cioè “universale” e la DC comunque riferiva agli USA, il PCI era eterodiretto dall’Unione Sovietica.

Quando gli stranieri arrivano in Italia trovano una situazione in cui ognuno è convinto che le “regole” siano un fatto personale, ognuno ha le sue e comunque arrivano fino alla soglia di casa, oltre è “terra di nessuno” e non c’è legge.

Poi abbiamo anche il coraggio di mettere in scena la commedia dello “Orgoglio Nazionale” e facciamo finta di essere “indignati” se lo straniero piscia sui monumenti, quando noi per primi lo facciamo se nessuno guarda oppure lo smontiamo per rivenderlo.

Offro una visita guidata al signor Briatore per le strade della mia città, nel caso voglia vedere come è davvero il mondo della “gente normale” che lui ha lasciato molto tempo fa.

Chiamare in causa il sindaco di Milano, il signor Sala, è solo l’ennesimo esercizio di stile, dato che Milano è cosi per convinzione e Sala fa esattamente quello che gli elettori si aspettano da lui, ne più ne meno.

D’altronde, non potrebbe fare altro nemmeno se volesse.

Infatti che l’Italia venga ripopolata di immigrati è una decisione presa in sedi sovranazionali e ci viene imposta, con le buone o con le cattive.

Ai Finti Tonti non sembra strano che la Costituzione, chiamata sempre in causa a sproposito come le Sacre Scritture e “Dio lo vuole”, sia stata subordinata tempo fa proprio alle direttive di quelle sedi sovranazionali di cui sopra, con un ovvio paradosso che finisce per togliere ogni senso e valore allo Stato e alla Democrazia.

D’altra parte è ovvio, no?

Il concetto di “sovranazionale” implica che non possa esistere la Nazione.

Se non esiste Nazione non può esistere democrazia a meno di non immaginare una assemblea che includa l’intera Umanità.

Quindi i Milanesi non trovano assurdo comprare il SUV e poi non poterlo usare perché il traffico e l’inquinamento.

Non lo trovano assurdo perché è come votare un Partito che poi incarica un delegato al Parlamento e il Parlamento che dovrebbe essere il Potere Legislativo in realtà non ha il potere di decidere nulla, nemmeno per il Bilancio.

Da cui tutti i discorsi surreali in stile “Movimento” sulla “democrazia diretta” e le “riforme costituzionali” per eliminare il Bicameralismo e ridurre il numero dei Parlamentari.

Se non c’è Nazione non c’è Stato e non c’è Parlamento.

Facciamo un servizio Web dove uno si registra e poi può rispondere ai sondaggi, il resto sono forniture con un canone da pagare.

La Volontà di Dio

Della follia.

Ennesimo giro di giostra in Terrasanta.

Il contesto è quello della convivenza forzata di due popoli che reclamano la stessa terra perché gli è stata promessa da Dio e ognuno vorrebbe vedere l’altro sparire perché la sola presenza risulta blasfema.

I “Palestinesi”, un termine ambiguo che descrive genericamente gli abitanti di un’area dove nella remota antichità vivevano delle genti venute dall’Egeo conosciute come “i Filistei”.

Gran parte di questi “Palestinesi” è di religione musulmana. Purtroppo una delle conseguenze della Globalizzazione è stata che, messe a contatto con le “Democrazie Occidentali”, le popolazioni di fede musulmane invece di fondersi nella “contemporaneità” che ci racconta il Politically Correct massonico, hanno preso la direzione opposta.

Cioè ovunque dilaga il “fondamentalismo”.

Il “fondamentalismo” è stata la conseguenza delle “Primavere Arabe” perché non di primavera si trattava, era l’autunno che procede l’inverno.

Del “fondamentalismo” ne esistono due varianti, quello “sunnita” finanziato dagli Emiri del Petrolio e quello “sciita” che fa riferimento alla teocrazia iraniana. Difficile farsene una ragione perché il fondamentalismo religioso non ha premesse razionali e di conseguenza non ha uno scopo razionale. Nella tradizione cristiana per trovare una condizione vagamente simile bisogna andare al Medio Evo. Con una differenza fondamentale, la Cristianità si è evoluta attraverso il sincretismo, cioè assorbendo elementi di altre religioni e delle filosofie, nello stesso tempo esisteva nel contesto della tradizione della Amministrazione e del Diritto romani, da cui la celebre separazione tra quello che è di Cesare e quello che è di Dio. Invece il fondamentalismo musulmano non ha ne un contraltare ne moderazione.

Allora, ai “Palestinesi” è sembrata una buona idea uscire dalla loro “riserva indiana” per andare ad infierire sugli Ebrei. Ammazzare e torturare quanto più possibile. Da parte israeliana leggevo i riferimenti alle persecuzioni in Europa. Un confronto palesemente privo di senso per la ragione evidente che in Europa gli Ebrei erano vessati da tutti e non potevano in nessun modo reagire. Il loro sterminio, per quanto odioso, aveva una sua logica. Viceversa, l’unico risultato che otterranno i “Palestinesi”, passata l’euforia delle invocazioni ad Allah con le teste mozzate, sarà quello di scatenare la rappresaglia biblica di un apparato militare che, per quanto rammollito dalla illusione della mediazione tecnologica, comunque esiste solo a quello scopo.

E’ lo stesso paradosso inconcepibile per cui la propaganda russa, ripetuta da certi portavoce prezzolati in “Occidente”, sostiene la necessità di ammazzare gli Ucraini per salvargli l’anima, che è “anima russa” ma loro non ne sono consapevoli perché sviati dal neo-nazismo ispirato dai burattinai della NATO. Si otterrà l’effetto opposto, se prima l’identità nazionale ucraina era incerta, l’invasione russa l’ha determinata e definita. Se prima c’era malanimo tra alcuni Ucraini e Russi ora c’è un odio inconciliabile che durerà per generazioni. Un odio che poi si trasferirà per osmosi a tutti i Popoli che nel presente o nel recente passato sono stati soggetti del “Mondo Russo” e che necessariamente cercheranno la protezione della NATO per non trovarsi ad essere “salvati da se stessi” nel prossimo futuro.

Allo stesso modo, la strage di Ebrei nella modalità delle razzie dei nomadi ringalluzzisce lo scemo del villaggio ma tecnicamente poteva funzionare coi nomadi, appunto, che non hanno case e sono inafferrabili. Nel caso di questi giorni i “razziatori” sono rimasti sul luogo della carneficina ad aspettare l’inevitabile arrivo degli armati di Israele oppure sono rientrati con le loro prede vive e morte nella “riserva indiana”, dove aspetteranno un altrettanto inevitabile assedio.

Mi sembra ovvio che dietro questa alzata di ingegno che costerà le vite di migliaia di Ebrei e di “Palestinesi” non ci sia nessuna idea di addivenire ad un diverso e migliore stato di cose per la Palestina, al contrario, c’è la logica del “tanto peggio, tanto meglio” che fa gli interessi di chi tira le fila del fondamentalismo religioso. Perché è questo il trucco, si promette il paradiso nell’aldilà o in un futuro che equivale all’aldilà solo se si crea l’inferno sulla terra applicando precetti e rimettendo in scena episodi di un remoto passato. Un remoto passato che è il “refugium peccatorum” perché allo scemo del villaggio è raccontato come la Età dell’Oro.

Esiste il detto “se non puoi batterli, fatteli amici”. Perché è ovvio che non avrebbe senso dire “se non puoi batterli, ammazzagli la famiglia”. Appunto, non avrebbe senso perché non puoi batterli, puoi farli incazzare. Anche come “vendetta” di torti subiti, una vendetta che può avere solo la conseguenza di giustificare anzi determinare necessariamente ulteriori e maggiori torti. E’ tutto una follia, nel quadro folle della Terrasanta. Gli avi che intrapresero a più riprese le “Crociate”, che all’epoca non si chiamavano cosi, ad un certo punto ebbero la furbizia di fare il calcolo economico e scegliere quello che gli Americani direbbero “cut the losses”, cioè accettare di subire delle perdite pur di non subirne inevitabilmente delle maggiori. Perché va bene “Dio lo Vuole” ma mantenere un corpo di spedizione in Terrasanta aveva dei costi e delle difficoltà logistiche per gli Europei del Medioevo che portavano a pensare che forse Dio si sarebbe accontentato di qualcosa di meno.

Da noi va di moda parlare di “Pace” e quindi si arzigogola sulla faccenda dei “due Stati” e di come favorire la convivenza tra Ebrei e “Palestinesi”. Gli Ebrei sappiano bene che fintanto che esisterà Israele non ci sarà nessuna “Pace”, solo dei periodi di tregua tra una strage e l’altra. Lo sanno e scelgono di rimanere li, farsi ammazzare pur di avere poi la capacità di ribattere con la Legge del Taglione e questo è il loro domani. Con la variante logica conseguenza di non aspettare per farsi ammazzare, forse è meglio essere proattivi, per cui qualche bombetta cade negli angoli della Palestina quando nessuna guarda. A volte partono degli aerei da Israele per andare a bombardare dei reattori nucleari in Iran. Guarda un po’.

I Musulmani, in tutto il mondo, perché i “Palestinesi” sono dei poveri burattini le cui vite dipendono dai finanziamenti dall’estero e quindi sono subordinate alle direttive, non concepiscono l’idea della “Pace” perché dovrebbero ammettere che l’Islam non gli da la ricetta per la felicità in questa vita. Non potendo fare i conti con la realtà che li vede nemici di se stessi, scelgono la spiegazione del “Nemico Esterno”, da cui l’idea della “guerra permanente”, cioè la “Jihad”, che potrà avere fine solo quando non ci sarà più un “infedele” sulla Terra. Paradosso e follia, chiudendo il cerchio con la Russia, perché è una “guerra permanente” che origina dalla constatazione della propria inferiorità permanente quindi ha la sconfitta permanente come premessa.

Non ci sono soluzioni.

Meglio, non ci sono soluzioni che abbiano premesse realistiche e costi sostenibili.

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