Spesa militare e industria delle armi

Della montagna di balle per bambini

Partiamo da questo editoriale: Spesa militare e industria delle armi in Europa e in Italia.

Quando leggo queste cose che calano dall’alto dell’iperuranio degli “intellettuali”, non posso credere al miscuglio di menzogne, di ragionamenti fallati e di conclusioni infantili. Andiamo ad esaminare.

la valutazione periodica del rischio di catastrofe planetaria iniziata nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, non ha mai indicato un livello di rischio alto come ora.

Palesemente falso. Ci sono stati non so quanti episodi che ci hanno portato vicini ad una guerra mondiale, non ho voglia di documentarmi e fare la lista, ne cito due, la famosa “Crisi di Cuba” in cui gli USA imposero un blocco navale attorno l’isola di Cuba per impedire che le navi sovietiche potessero scaricare i componenti dei sistemi missilistici che da li avrebbero minacciato di colpire il territorio americano con una traiettoria bassa e quindi con poco preavviso. L’installazione dei missili sovietici a Cuba rispecchiava l’installazione di missili simili in Turchia e in Italia. Lo “Incidente dell’equinozio d’autunno” durante il quale il sistema di rilevamento satellitare sovietico segnalò ripetutamente il lancio di missili intercontinentali dagli USA e fortunatamente l’ufficiale in servizio in quel momento non si fidava degli apparati sovietici e non seguì la procedura.

Oggi i politici parlano in termini di «vincere e abbattere il nemico, non importa se costa spargere sangue». Queste sono le parole che vengono pronunciate sempre più spesso a Washington come a Tel Aviv, a Mosca come a Berlino.

Altra affermazione palesemente falsa. L’unico caso in cui i “politici” si sono espressi in questi termini è Israele ed è successo in conseguenza del massacro compiuto dai tagliagole di Hamas, i quali sono rientrati a Gaza portandosi dietro un centinaio di ostaggi. Si tratta di una situazione obbligata, senza via d’uscita. Discorsi dello stesso tenore poi si possono facilmente ascoltare/vedere sulla TV di Stato “russa” e io trovo curioso che nessuno tra gli “intellettuali”, quindi necessariamente nessuno tra i loro seguaci, si prenda la briga di guardare. Eccoci alla bambinata:

La vita e la morte delle persone, la guerra e la pace, dipendono dagli interessi economici di questo o di quello.

Ma va? Chissà quante lauree ci vogliono per fare questa osservazione. Io ho sempre pensato che i Danesi prendessero una barca a remi, attraversassero il Mare del Nord, scendessero davanti ad un villaggio scozzese o irlandese, andassero ad ammazzare tutti gli uomini e a portare via donne, maiali e raccolto, non per “interesse economico” ma per passatempo. Veniamo al pezzo forte:

Quello di cui il pianeta ha bisogno oggi sono teste fredde, capaci di pensare globalmente, di pensare all’interesse comune, ai pericoli comuni, di calmare il gioco che si sta facendo sempre più pericoloso per tutti. Servono leaders ragionevoli capaci di cercare soluzioni pacifiche agli inevitabili conflitti. La maggior responsabilità è sulle spalle dell’Occidente, perché è l’Occidente che detiene ancora, per ora, il potere dominante, e perché è l’Occidente che deve decidere se accettare serenamente la rinegoziazione dell’equilibrio del potere globale resa inevitabile dalla diffusione della prosperità nel mondo, o rimanere arroccato a qualunque costo alla sua attuale posizione di dominio. Deve decidere se accettare un pianeta più democratico a livello globale, oppure continuare a sentirsi in diritto di arrogarsi una leadership mondiale che trova sempre meno consenso.

Non so veramente immaginare da dove possa venire una “testa fredda” capace di pensare allo “interesse comune”. Vado a spiegare al “professore” la natura del problema. In “democrazia” la gente vota e lo fa in funzione del proprio interesse. Se poi è una “democrazia rappresentativa” la gente vota ed elegge un rappresentante, il quale ricambia tutelando l’interesse di chi lo vota oppure del “gruppo di interesse” (v. lobby) che ne ha facilitato o determinato l’elezione. Anche volendo sostenere il concetto risibile della “assenza del vincolo di mandato”, per cui l’eletto non è obbligato a dare seguito al mandato ricevuto dai suoi elettori ma può anzi dovrebbe decidere nell’interesse generale, ovviamente si tratta sempre di un rappresentante che appartiene ad una certa comunità che si esprime col voto, non rappresenta certo l’intera Umanità o il Creato. Quello che succede invece è che le comunità sono in competizione tra loro e di conseguenza i rappresentati di una comunità dovranno decidere per favorirla contro l’interesse di tutte le altre. Da cui poi si procede a trattati ed alleanze tra comunità che servono per avvantaggiarsi mettendosi insieme contro le altre comunità. Eccetera. Risaliamo a Caino ed Abele, per capire la natura del problema e l’assurdità del “quello di cui il pianeta a bisogno”. Tra l’altro il pianeta come fenomeno geologico o astrofisico o anche come ecosistema, se ne frega.

In Italiano non si usa il plurale inglese “s” quindi si dice “i leader” e non “i leaders”. Sempre alla voce “intellettuale”. Poi “capaci di cercare soluzioni pacifiche agli inevitabili conflitti”, giretto retorico palesemente illogico, il concetto di “conflitto” esclude a priori la “soluzione pacifica” perché siamo andati oltre, cosi come i sintomi della malattia escludono la salute. Quello che si può fare è rimediare, metterci una pezza, sanare il sanabile.

Segue “è l’Occidente che deve decidere se accettare serenamente la rinegoziazione dell’equilibrio del potere globale resa inevitabile dalla diffusione della prosperità nel mondo”. Questa cosa mi fa abbastanza ridere, direi, con un neologismo giovanilista, che è “cringe”. Per prima cosa, accettare serenamente è degli impotenti messi davanti al fatto compiuto. Non è una cosa che decidi, è una cosa a cui sei costretto. Poi ennesima contraddizione, la “diffusione della prosperità nel mondo” è stata determinata proprio dal cosiddetto “Occidente”, magari per ragioni egoistiche, magari inavvertitamente però non è un evento casuale, un accidente. Qui si afferma che bisogna “negoziare” con fenomeni che non solo ostacolano la “diffusione della prosperità” ma la negano in quanto manifestazione satanica proprio dello “Occidente”. Negoziare con gente che non è soddisfatta nel constatare che i giovani sono dediti a mollezze e vizi “occidentali” ma che li vuole tutte fattrici a partorire figli e nei campi a zappare o in armi a combattere malefici nemici esterni e infidi traditori.

Chiosa assurda finale: “deve decidere se accettare un pianeta più democratico”. A parte che come detto il “pianeta” è indifferente all’esistenza mia personale e dell’Umanità tutta, il fatto è che la “democrazia” è un concetto che esiste solo in “Occidente”. Il “pianeta” non è affatto “democratico”. Come sopra, il “negoziare” avrebbe come interlocutori degli autocrati e/o delle teocrazie, magari dissimulate nel culto di una ideologia invece che di una divinità. Non capisco cosa ci sia di “democratico” nel calare le braghe davanti alle minacce o ai ricatti di un Putin, di un Kim Il Sung o di un Kamenei. Non capisco nemmeno cosa ci guadagnerebbe l’Umanità nel suo complesso dalla “resa” dell’Occidente al suo supposto declino auto-inflitto e dalla “vittoria” di autocrati e religiosi.

Concetto interessante in questo delirio: “sempre meno consenso”. Consenso di chi? Il consenso di chi vuole tutte le donne intabarrate a partorire e gli uomini nei campi ed in armi oppure il consenso degli “intellettuali” italiani e “occidentali”, col loro seguito di minus habens?

Finisco con un piccolo tecnicismo: L’Italia “È complice di violazioni della legalità internazionale in molte guerre recenti, non autorizzate dalle Nazioni Unite, a cui ha partecipato.” Per chi non lo sapesse, le Nazioni Unite sono sottoposte al Consiglio di Sicurezza in cui la Federazione Russa e la Cina hanno un seggio e il diritto di veto. Quindi le “guerre recenti” non saranno mai “autorizzate” dall’ONU se non sono santificate da Putin o dal Partito Comunista Cinese. L’Italia non è obbligata a partecipare alle “guerre non autorizzate”, concetto risibile, però è vincolata da trattati e alleanze, quindi se si tirasse indietro quando ci si aspetta che assuma un certo ruolo, poi non potrebbe aspettarsi nulla in cambio. Potremmo seguire fino in fondo il concetto della “decrescita felice”, sdraiarci per terra e aspettare la morte. Nella logica di questo editoriale, il “pianeta” ne sarebbe contento.

Ariston

Delle commedie globali

Allora, leggiamo sui giornali che la Federazione Russa ha “nazionalizzato” i beni della azienda Ariston che si trovano sul suo territorio.

Ben gli sta, ad Ariston, cosi impara a delocalizzare nel Terzo Mondo perché la manodopera costa meno e si ottiene qualsiasi permesso dalle “autorità” col sistema delle bustarelle. Tutto bello, tutto facile, fino a che il capoccia di turno si mette in testa di rovesciare il tavolo e si scopre che la “deregulation terzomondista” è un’arma a doppio taglio.

D’altra parte, torniamo alla litania dei “personaggi mediatici” come il signor Orsini e il signor Travaglio, circa i torti, le ragioni e soprattutto la vittoria e la sconfitta. Quale guerra voleva muovere lo “Occidente” alla “Russia” (che, lo ripeto, è una figura retorica) quando non preparava scorte di armi e munizioni, muoveva le proprie aziende in “Russia” e diventava cliente delle forniture “russe” di minerali e combustibili?

Come diceva Putin in persona, le “sanzioni” ovviamente danneggiano prima la economia “occidentale” di quella “russa” e sono concepibili solo per l’enorme sproporzione tra le due economie, quindi quella occidentale può incassare meglio le perdite.

A chiunque non sia scemo o pazzo appare ovvio che la “guerra” non l’ha voluta lo “Occidente”, che non ha niente da guadagnare. Viceversa, muove proprio dalla idea che lo “Occidente” sia debole e ricattabile per via del danno economico che gli si impone e per la poca propensione a tollerare fastidi di una popolazione complessivamente abituata al lusso e al privilegio, contro la popolazione “russa” avvezza all’idea che la vita sia solo dolore e sofferenza.

Allo stesso modo, è anche evidente che non ci sono fabbriche “russe” in Italia o in Europa, Putin può espropriare le aziende italiane o europee sapendo che il peggio che gli può capitare è che le stesse aziende rinuncino a vendere i propri prodotti in “Russia” o a comprare materie prime dalla “Russia”, vedi alla voce “sanzioni”. Insomma, cornuti e mazziati. Si, ci sono i conti bancari, azioni, eccetera, tanto degli “oligarchi” che dello Stato, collocati nel sistema finanziario “occidentale” ma Putin sa bene che magari glieli bloccheranno per un po’ ma difficilmente saranno espropriati, perché in “Occidente” non c’è una entità che se li può intestare e perché una mossa del genere farebbe pensare a tutti gli altri “autocrati” ed “oligarchi” sparsi per il mondo che i loro capitali all’estero potrebbero fare la stessa fine in ogni momento, con tutte le conseguenze.

Putin ha tante altri assi nella manica, per esempio potrebbe trattare separatamente con ogni Paese “occidentale”, promettendo ad uno di salvaguardare le sue aziende e i suoi interessi in “Russia” contro quelli di un altro Paese. Come dimostra il caso ungherese e certi scemi e pazzi italiani, non è inconcepibile che la Germania decida di trovare un accordo con Putin, meglio se sottobanco, contro le dichiarazioni di principio della UE nel suo insieme e magari contro gli interessi di, che ne so, Francia o Italia, meglio se in ambiti in cui sono concorrenti. Alla fine è sempre il vecchio “divide et impera”.

Ieri passavo sotto un megamanifesto elettorale di Salvini, poverino sta cadendo in vite, che sotto il suo faccione sorridente recitava “a difesa delle case e delle auto degli Italiani”. Più avanti ce n’era un altro uguale con scritto “più Italia e meno Europa”. Appunto, i due elementi su cui farà leva Putin, l’eventuale danno economico generale che si trasferirà nel danno economico per ognuno nelle piccole cose quotidiane e l’idea che si possa anzi si debba giocare sui diversi tavoli per salvaguardare lo “interesse nazionale” a dispetto di considerazioni “geopolitiche”. Una cosa che non viene considerata in questo ragionamento è che, ancora, è un’arma a doppio taglio. Andiamo per conto nostro per le faccende in cui ci conviene poi però ci troviamo per conto nostro in tutte le faccende, anche quelle dove non ci conviene.

Questa vicenda mi porta a considerare con sorpresa il fatto che continuo a sopra-stimare la gente, tutta. Nel nostro caso tanto gli Italiani che i “Russi”. Soprattutto i “Russi”. Per me è inconcepibile che davanti ad un futuro incerto e alla consapevolezza del fallimento, vogliano tornare indietro ad una “età dell’oro” indefinita che collocano tra l’Impero Zarista e l’Unione Sovietica. Alla fine è lo stesso meccanismo per cui nei “Paesi Islamici” si fantastica di ritorno ad antichi califfati e ortodossie religiose. Oltre all’ignoranza, una idea del genere necessariamente si basa su qualche distorsione della coscienza.

Sciocchezzuola aggiuntiva: tutti i chip del mondo vengono da aziende con sede a Taiwan e stabilimenti in Cina. Immaginiamoci le modalità e le conseguenze di una situazione simile a quella “russa” che però ci veda in conflitto con la Cina. Ariston non so cosa fabbrichi in “Russia”, diciamo lavatrici. Adesso immaginiamoci che all’improvviso manchino tutti i chip per tutta l’elettronica che adoperiamo, dal computer al telefono passando per la chiave elettronica che apre il baule del motorino e tutti gli impianti industriali e gli ospedali, treni, aerei, eccetera.

Ipersonica ignoranza

Della gente che non si informa

Di questi tempi va di moda l’espressione “missile ipersonico” e questa espressione viene usata dai “media” e dai demagoghi in associazione con il declino dello Occidente e questa sorta di rivolta degli schiavi che sarebbe la invasione dell’Ucraina e il contestuale problema mediorientale, oppure la espansione cinese in Asia contro l’egemonia USA.

In realtà “ipersonico” significa solo che viaggia a diverse volte la velocità del suono.

Tutti i veicoli spaziali sono “ipersonici”. Tutti i missili “balistici”, cioè che salgono verso l’alto e poi scendono verso terra descrivendo un arco, sono “ipersonici”. Quindi è storia antica.

Ci sono poi i missili “aria-aria”, cioè quelli portati dagli aerei e che cercano di incontrare un altro aereo. Anche questi non sono niente di nuovo, il missile Phoenix portato dagli F-14 “Tomcat” americani e che risale agli Anni Sessanta, era “ipersonico”. Premesso che contrariamente a quello che si vede nei film il razzo rimane acceso solo per la prima parte della traiettoria e poi si spegne e il missile procede per inerzia, un missile che viaggia molto veloce non può cambiare direzione senza perdere molta energia e senza percorrere grandi curve, inoltre più scende di quota più l’aria diventa densa e crea attrito, che fa perdere ulteriore energia al missile. Siccome l’aereo preso di mira viene avvertito dell’arrivo del missile dal fatto che riceve i segnali del radar che guida il missile stesso, questo aereo scenderà il più possibile verso il basso e compierà brusche manovre evasive proprio per esaurire le capacità di manovra del missile. I “missili ipersonici” in questo caso non sono stati inventati per il “combattimento aereo” ma per abbattere dalla maggiore distanza possibile aerei lenti e che non possono compiere manovre evasive, come i bombardieri. Comunque ancora storia antica.

Infine, esiste un’altra categoria di missili che invece di compiere una traiettoria “balistica” ad arco, che è facilmente prevedibile, viaggiano più o meno in orizzontale. La ragione è che i radar faticano a ricevere l’eco di ritorno da oggetti che si trovano dietro la curvatura terrestre, con tanti saluti ai terrapiattisti. Ecco perché esistono gli “arei radar” che portano il dispositivo più in alto possibile in modo da allargare l’area coperta dal segnale. Volando in basso si rimane nascosti al radar posizionato sul terreno fino a che non si arriva ad una certa distanza, che è di pochi chilometri e questo, combinato con la velocità del missile, riduce moltissimo la capacità di reazione di un dispositivo anti-missile. Però, come per i missili imbarcati sugli aerei, volando veloci non si può cambiare facilmente direzione e si incontra un notevole attrito dovuto alla densità dell’aria. Ecco perché i “missili da crociera” di solito sono molto lenti, sia per ottimizzare l’autonomia e consentire viaggi di centinaia di chilometri, sia per consentire al missile di cambiare direzione in maniera imprevedibile. Da cui l’unico uso possibile dei “missili ipersonici” in questo caso è se sono portati da un aereo che si incarica di sfuggire ai radar e delle manovre evasive, per essere lanciati vicino al bersaglio in modo da colpirlo con un approccio diretto, immediatamente, prima che possa reagire. Una cosa che è particolarmente difficile se il nemico ha la superiorità aerea e quindi facilmente abbatte gli aerei prima che possano avvicinarsi ai bersagli.

Quindi, riassumendo: da una parte non c’è niente di nuovo per la maggior parte dei casi, dall’altra i “missili ipersonici” non sono un’arma dei “Paesi emergenti” perché, a parte i costi esorbitanti che li rendono anti-economici per bombardare le case, presuppongono la superiorità aerea che non a caso è uno dei presupposti della dottrina USA e quindi “occidentale”.

Nel caso di Israele, grazie ai finanziamenti USA, da sempre ha la superiorità aerea su tutti i suoi vicini per cui non c’è nessuna possibilità che Israele venga bombardato dall’aviazione di qualche altro Paese, figurarsi l’Iran che non è nemmeno confinante, in mezzo ci sono prima l’Iraq e poi la Giordania e la Siria. Tutti i missili eventualmente lanciati da terra da un punto qualsiasi o sono lenti oppure sono “balistici” e quindi in entrambi i casi facilmente intercettabili. L’Iran non può impiegare nessun “missile ipersonico”, tranne i casi sopra elencati che sono storia antica. L’unica opzione per un “Paese emergente” è lanciare tanti missili economici in modo da “saturare” le difese avversarie e in ogni caso obbligarle a spendere munizioni che sono molto più costose. Chiaro che se tu lanci un drone che costa tremila euro e questo viene abbattuto da un missile che costa tre milioni di euro, hai comunque inflitto un danno.

Nel caso dell’Ucraina, nonostante la ridicolissima propaganda Anti-NATO e Pro-Russia che per me è inconcepibile, ultimamente ho sentito dei MAGA americani inneggiare a Putin come difensore della Cristianità, il fatto è che l’Ucraina non ha una aviazione degna di nota e questo toglie di mezzo il presupposto fondamentale della dottrina NATO, cioè quello della superiorità aerea, anzi, colloca l’Ucraina nei panni dell’ipotetico avversario della NATO. Rispetto ad Israele ci troviamo in una situazione invertita dal punto di vista tecnologico. Il guaio in quel caso è che la Russia confina con l’Ucraina e quindi, pur essendo i Russi degli straccioni, possono impiegare le armi degli straccioni, cioè mandare all’assalto migliaia di trogloditi sdentati senza curarsi delle perdite e cosi facendo portare all’esaurimento l’avversario.

Apriamo una parentesi relativamente ovvia. La Russia, che poi non è “Russia” ma una “federazione” in cui la Russia è il centro egemonico e le altre Repubbliche sono delle colonie, da sempre si è dotata di forze terrestri quantitativamente enormi e scadenti per qualità, proprio perché ha sempre avuto una economia da Terzo Mondo e milioni di straccioni sacrificabili. Di conseguenza la aviazione russa non ha lo scopo della superiorità aerea sul territorio avversario ma solo quello di proteggere per quanto possibili le posizioni del proprio schieramento. Cosi come la marina russa non ha mai avuto lo scopo di dominare gli oceani ma solo di attaccare, in maniera più o meno suicida, le formazioni navali delle portaerei americane. Da cui, come si vede, l’aviazione russa non vola sopra l’Ucraina e la marina non è davanti la costa ucraina. Le armi fantascientifiche sono storia antica, tutti gli autocrati “bluffano” millantando le capacità dei propri scienziati e tecnici militari. I Nazisti le avevano veramente, le “wunder waffen” ma erano anti-economiche per le ragioni sopra descritte. Se tu devi costruire un aggeggio costosissimo e il nemico ne contrappone cinque che tutti insieme costano la metà, devi avere molte più risorse per prevalere, altrimenti sarai portato all’esaurimento.

Per queste ragioni la propaganda è paradossale, gioca sull’ignoranza e quindi sui timori irrazionali di un pubblico di scemi.

La Volontà di Dio

Della follia.

Ennesimo giro di giostra in Terrasanta.

Il contesto è quello della convivenza forzata di due popoli che reclamano la stessa terra perché gli è stata promessa da Dio e ognuno vorrebbe vedere l’altro sparire perché la sola presenza risulta blasfema.

I “Palestinesi”, un termine ambiguo che descrive genericamente gli abitanti di un’area dove nella remota antichità vivevano delle genti venute dall’Egeo conosciute come “i Filistei”.

Gran parte di questi “Palestinesi” è di religione musulmana. Purtroppo una delle conseguenze della Globalizzazione è stata che, messe a contatto con le “Democrazie Occidentali”, le popolazioni di fede musulmane invece di fondersi nella “contemporaneità” che ci racconta il Politically Correct massonico, hanno preso la direzione opposta.

Cioè ovunque dilaga il “fondamentalismo”.

Il “fondamentalismo” è stata la conseguenza delle “Primavere Arabe” perché non di primavera si trattava, era l’autunno che procede l’inverno.

Del “fondamentalismo” ne esistono due varianti, quello “sunnita” finanziato dagli Emiri del Petrolio e quello “sciita” che fa riferimento alla teocrazia iraniana. Difficile farsene una ragione perché il fondamentalismo religioso non ha premesse razionali e di conseguenza non ha uno scopo razionale. Nella tradizione cristiana per trovare una condizione vagamente simile bisogna andare al Medio Evo. Con una differenza fondamentale, la Cristianità si è evoluta attraverso il sincretismo, cioè assorbendo elementi di altre religioni e delle filosofie, nello stesso tempo esisteva nel contesto della tradizione della Amministrazione e del Diritto romani, da cui la celebre separazione tra quello che è di Cesare e quello che è di Dio. Invece il fondamentalismo musulmano non ha ne un contraltare ne moderazione.

Allora, ai “Palestinesi” è sembrata una buona idea uscire dalla loro “riserva indiana” per andare ad infierire sugli Ebrei. Ammazzare e torturare quanto più possibile. Da parte israeliana leggevo i riferimenti alle persecuzioni in Europa. Un confronto palesemente privo di senso per la ragione evidente che in Europa gli Ebrei erano vessati da tutti e non potevano in nessun modo reagire. Il loro sterminio, per quanto odioso, aveva una sua logica. Viceversa, l’unico risultato che otterranno i “Palestinesi”, passata l’euforia delle invocazioni ad Allah con le teste mozzate, sarà quello di scatenare la rappresaglia biblica di un apparato militare che, per quanto rammollito dalla illusione della mediazione tecnologica, comunque esiste solo a quello scopo.

E’ lo stesso paradosso inconcepibile per cui la propaganda russa, ripetuta da certi portavoce prezzolati in “Occidente”, sostiene la necessità di ammazzare gli Ucraini per salvargli l’anima, che è “anima russa” ma loro non ne sono consapevoli perché sviati dal neo-nazismo ispirato dai burattinai della NATO. Si otterrà l’effetto opposto, se prima l’identità nazionale ucraina era incerta, l’invasione russa l’ha determinata e definita. Se prima c’era malanimo tra alcuni Ucraini e Russi ora c’è un odio inconciliabile che durerà per generazioni. Un odio che poi si trasferirà per osmosi a tutti i Popoli che nel presente o nel recente passato sono stati soggetti del “Mondo Russo” e che necessariamente cercheranno la protezione della NATO per non trovarsi ad essere “salvati da se stessi” nel prossimo futuro.

Allo stesso modo, la strage di Ebrei nella modalità delle razzie dei nomadi ringalluzzisce lo scemo del villaggio ma tecnicamente poteva funzionare coi nomadi, appunto, che non hanno case e sono inafferrabili. Nel caso di questi giorni i “razziatori” sono rimasti sul luogo della carneficina ad aspettare l’inevitabile arrivo degli armati di Israele oppure sono rientrati con le loro prede vive e morte nella “riserva indiana”, dove aspetteranno un altrettanto inevitabile assedio.

Mi sembra ovvio che dietro questa alzata di ingegno che costerà le vite di migliaia di Ebrei e di “Palestinesi” non ci sia nessuna idea di addivenire ad un diverso e migliore stato di cose per la Palestina, al contrario, c’è la logica del “tanto peggio, tanto meglio” che fa gli interessi di chi tira le fila del fondamentalismo religioso. Perché è questo il trucco, si promette il paradiso nell’aldilà o in un futuro che equivale all’aldilà solo se si crea l’inferno sulla terra applicando precetti e rimettendo in scena episodi di un remoto passato. Un remoto passato che è il “refugium peccatorum” perché allo scemo del villaggio è raccontato come la Età dell’Oro.

Esiste il detto “se non puoi batterli, fatteli amici”. Perché è ovvio che non avrebbe senso dire “se non puoi batterli, ammazzagli la famiglia”. Appunto, non avrebbe senso perché non puoi batterli, puoi farli incazzare. Anche come “vendetta” di torti subiti, una vendetta che può avere solo la conseguenza di giustificare anzi determinare necessariamente ulteriori e maggiori torti. E’ tutto una follia, nel quadro folle della Terrasanta. Gli avi che intrapresero a più riprese le “Crociate”, che all’epoca non si chiamavano cosi, ad un certo punto ebbero la furbizia di fare il calcolo economico e scegliere quello che gli Americani direbbero “cut the losses”, cioè accettare di subire delle perdite pur di non subirne inevitabilmente delle maggiori. Perché va bene “Dio lo Vuole” ma mantenere un corpo di spedizione in Terrasanta aveva dei costi e delle difficoltà logistiche per gli Europei del Medioevo che portavano a pensare che forse Dio si sarebbe accontentato di qualcosa di meno.

Da noi va di moda parlare di “Pace” e quindi si arzigogola sulla faccenda dei “due Stati” e di come favorire la convivenza tra Ebrei e “Palestinesi”. Gli Ebrei sappiano bene che fintanto che esisterà Israele non ci sarà nessuna “Pace”, solo dei periodi di tregua tra una strage e l’altra. Lo sanno e scelgono di rimanere li, farsi ammazzare pur di avere poi la capacità di ribattere con la Legge del Taglione e questo è il loro domani. Con la variante logica conseguenza di non aspettare per farsi ammazzare, forse è meglio essere proattivi, per cui qualche bombetta cade negli angoli della Palestina quando nessuna guarda. A volte partono degli aerei da Israele per andare a bombardare dei reattori nucleari in Iran. Guarda un po’.

I Musulmani, in tutto il mondo, perché i “Palestinesi” sono dei poveri burattini le cui vite dipendono dai finanziamenti dall’estero e quindi sono subordinate alle direttive, non concepiscono l’idea della “Pace” perché dovrebbero ammettere che l’Islam non gli da la ricetta per la felicità in questa vita. Non potendo fare i conti con la realtà che li vede nemici di se stessi, scelgono la spiegazione del “Nemico Esterno”, da cui l’idea della “guerra permanente”, cioè la “Jihad”, che potrà avere fine solo quando non ci sarà più un “infedele” sulla Terra. Paradosso e follia, chiudendo il cerchio con la Russia, perché è una “guerra permanente” che origina dalla constatazione della propria inferiorità permanente quindi ha la sconfitta permanente come premessa.

Non ci sono soluzioni.

Meglio, non ci sono soluzioni che abbiano premesse realistiche e costi sostenibili.

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