Spesa militare e industria delle armi

Della montagna di balle per bambini

Partiamo da questo editoriale: Spesa militare e industria delle armi in Europa e in Italia.

Quando leggo queste cose che calano dall’alto dell’iperuranio degli “intellettuali”, non posso credere al miscuglio di menzogne, di ragionamenti fallati e di conclusioni infantili. Andiamo ad esaminare.

la valutazione periodica del rischio di catastrofe planetaria iniziata nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, non ha mai indicato un livello di rischio alto come ora.

Palesemente falso. Ci sono stati non so quanti episodi che ci hanno portato vicini ad una guerra mondiale, non ho voglia di documentarmi e fare la lista, ne cito due, la famosa “Crisi di Cuba” in cui gli USA imposero un blocco navale attorno l’isola di Cuba per impedire che le navi sovietiche potessero scaricare i componenti dei sistemi missilistici che da li avrebbero minacciato di colpire il territorio americano con una traiettoria bassa e quindi con poco preavviso. L’installazione dei missili sovietici a Cuba rispecchiava l’installazione di missili simili in Turchia e in Italia. Lo “Incidente dell’equinozio d’autunno” durante il quale il sistema di rilevamento satellitare sovietico segnalò ripetutamente il lancio di missili intercontinentali dagli USA e fortunatamente l’ufficiale in servizio in quel momento non si fidava degli apparati sovietici e non seguì la procedura.

Oggi i politici parlano in termini di «vincere e abbattere il nemico, non importa se costa spargere sangue». Queste sono le parole che vengono pronunciate sempre più spesso a Washington come a Tel Aviv, a Mosca come a Berlino.

Altra affermazione palesemente falsa. L’unico caso in cui i “politici” si sono espressi in questi termini è Israele ed è successo in conseguenza del massacro compiuto dai tagliagole di Hamas, i quali sono rientrati a Gaza portandosi dietro un centinaio di ostaggi. Si tratta di una situazione obbligata, senza via d’uscita. Discorsi dello stesso tenore poi si possono facilmente ascoltare/vedere sulla TV di Stato “russa” e io trovo curioso che nessuno tra gli “intellettuali”, quindi necessariamente nessuno tra i loro seguaci, si prenda la briga di guardare. Eccoci alla bambinata:

La vita e la morte delle persone, la guerra e la pace, dipendono dagli interessi economici di questo o di quello.

Ma va? Chissà quante lauree ci vogliono per fare questa osservazione. Io ho sempre pensato che i Danesi prendessero una barca a remi, attraversassero il Mare del Nord, scendessero davanti ad un villaggio scozzese o irlandese, andassero ad ammazzare tutti gli uomini e a portare via donne, maiali e raccolto, non per “interesse economico” ma per passatempo. Veniamo al pezzo forte:

Quello di cui il pianeta ha bisogno oggi sono teste fredde, capaci di pensare globalmente, di pensare all’interesse comune, ai pericoli comuni, di calmare il gioco che si sta facendo sempre più pericoloso per tutti. Servono leaders ragionevoli capaci di cercare soluzioni pacifiche agli inevitabili conflitti. La maggior responsabilità è sulle spalle dell’Occidente, perché è l’Occidente che detiene ancora, per ora, il potere dominante, e perché è l’Occidente che deve decidere se accettare serenamente la rinegoziazione dell’equilibrio del potere globale resa inevitabile dalla diffusione della prosperità nel mondo, o rimanere arroccato a qualunque costo alla sua attuale posizione di dominio. Deve decidere se accettare un pianeta più democratico a livello globale, oppure continuare a sentirsi in diritto di arrogarsi una leadership mondiale che trova sempre meno consenso.

Non so veramente immaginare da dove possa venire una “testa fredda” capace di pensare allo “interesse comune”. Vado a spiegare al “professore” la natura del problema. In “democrazia” la gente vota e lo fa in funzione del proprio interesse. Se poi è una “democrazia rappresentativa” la gente vota ed elegge un rappresentante, il quale ricambia tutelando l’interesse di chi lo vota oppure del “gruppo di interesse” (v. lobby) che ne ha facilitato o determinato l’elezione. Anche volendo sostenere il concetto risibile della “assenza del vincolo di mandato”, per cui l’eletto non è obbligato a dare seguito al mandato ricevuto dai suoi elettori ma può anzi dovrebbe decidere nell’interesse generale, ovviamente si tratta sempre di un rappresentante che appartiene ad una certa comunità che si esprime col voto, non rappresenta certo l’intera Umanità o il Creato. Quello che succede invece è che le comunità sono in competizione tra loro e di conseguenza i rappresentati di una comunità dovranno decidere per favorirla contro l’interesse di tutte le altre. Da cui poi si procede a trattati ed alleanze tra comunità che servono per avvantaggiarsi mettendosi insieme contro le altre comunità. Eccetera. Risaliamo a Caino ed Abele, per capire la natura del problema e l’assurdità del “quello di cui il pianeta a bisogno”. Tra l’altro il pianeta come fenomeno geologico o astrofisico o anche come ecosistema, se ne frega.

In Italiano non si usa il plurale inglese “s” quindi si dice “i leader” e non “i leaders”. Sempre alla voce “intellettuale”. Poi “capaci di cercare soluzioni pacifiche agli inevitabili conflitti”, giretto retorico palesemente illogico, il concetto di “conflitto” esclude a priori la “soluzione pacifica” perché siamo andati oltre, cosi come i sintomi della malattia escludono la salute. Quello che si può fare è rimediare, metterci una pezza, sanare il sanabile.

Segue “è l’Occidente che deve decidere se accettare serenamente la rinegoziazione dell’equilibrio del potere globale resa inevitabile dalla diffusione della prosperità nel mondo”. Questa cosa mi fa abbastanza ridere, direi, con un neologismo giovanilista, che è “cringe”. Per prima cosa, accettare serenamente è degli impotenti messi davanti al fatto compiuto. Non è una cosa che decidi, è una cosa a cui sei costretto. Poi ennesima contraddizione, la “diffusione della prosperità nel mondo” è stata determinata proprio dal cosiddetto “Occidente”, magari per ragioni egoistiche, magari inavvertitamente però non è un evento casuale, un accidente. Qui si afferma che bisogna “negoziare” con fenomeni che non solo ostacolano la “diffusione della prosperità” ma la negano in quanto manifestazione satanica proprio dello “Occidente”. Negoziare con gente che non è soddisfatta nel constatare che i giovani sono dediti a mollezze e vizi “occidentali” ma che li vuole tutte fattrici a partorire figli e nei campi a zappare o in armi a combattere malefici nemici esterni e infidi traditori.

Chiosa assurda finale: “deve decidere se accettare un pianeta più democratico”. A parte che come detto il “pianeta” è indifferente all’esistenza mia personale e dell’Umanità tutta, il fatto è che la “democrazia” è un concetto che esiste solo in “Occidente”. Il “pianeta” non è affatto “democratico”. Come sopra, il “negoziare” avrebbe come interlocutori degli autocrati e/o delle teocrazie, magari dissimulate nel culto di una ideologia invece che di una divinità. Non capisco cosa ci sia di “democratico” nel calare le braghe davanti alle minacce o ai ricatti di un Putin, di un Kim Il Sung o di un Kamenei. Non capisco nemmeno cosa ci guadagnerebbe l’Umanità nel suo complesso dalla “resa” dell’Occidente al suo supposto declino auto-inflitto e dalla “vittoria” di autocrati e religiosi.

Concetto interessante in questo delirio: “sempre meno consenso”. Consenso di chi? Il consenso di chi vuole tutte le donne intabarrate a partorire e gli uomini nei campi ed in armi oppure il consenso degli “intellettuali” italiani e “occidentali”, col loro seguito di minus habens?

Finisco con un piccolo tecnicismo: L’Italia “È complice di violazioni della legalità internazionale in molte guerre recenti, non autorizzate dalle Nazioni Unite, a cui ha partecipato.” Per chi non lo sapesse, le Nazioni Unite sono sottoposte al Consiglio di Sicurezza in cui la Federazione Russa e la Cina hanno un seggio e il diritto di veto. Quindi le “guerre recenti” non saranno mai “autorizzate” dall’ONU se non sono santificate da Putin o dal Partito Comunista Cinese. L’Italia non è obbligata a partecipare alle “guerre non autorizzate”, concetto risibile, però è vincolata da trattati e alleanze, quindi se si tirasse indietro quando ci si aspetta che assuma un certo ruolo, poi non potrebbe aspettarsi nulla in cambio. Potremmo seguire fino in fondo il concetto della “decrescita felice”, sdraiarci per terra e aspettare la morte. Nella logica di questo editoriale, il “pianeta” ne sarebbe contento.

Ipersonica ignoranza

Della gente che non si informa

Di questi tempi va di moda l’espressione “missile ipersonico” e questa espressione viene usata dai “media” e dai demagoghi in associazione con il declino dello Occidente e questa sorta di rivolta degli schiavi che sarebbe la invasione dell’Ucraina e il contestuale problema mediorientale, oppure la espansione cinese in Asia contro l’egemonia USA.

In realtà “ipersonico” significa solo che viaggia a diverse volte la velocità del suono.

Tutti i veicoli spaziali sono “ipersonici”. Tutti i missili “balistici”, cioè che salgono verso l’alto e poi scendono verso terra descrivendo un arco, sono “ipersonici”. Quindi è storia antica.

Ci sono poi i missili “aria-aria”, cioè quelli portati dagli aerei e che cercano di incontrare un altro aereo. Anche questi non sono niente di nuovo, il missile Phoenix portato dagli F-14 “Tomcat” americani e che risale agli Anni Sessanta, era “ipersonico”. Premesso che contrariamente a quello che si vede nei film il razzo rimane acceso solo per la prima parte della traiettoria e poi si spegne e il missile procede per inerzia, un missile che viaggia molto veloce non può cambiare direzione senza perdere molta energia e senza percorrere grandi curve, inoltre più scende di quota più l’aria diventa densa e crea attrito, che fa perdere ulteriore energia al missile. Siccome l’aereo preso di mira viene avvertito dell’arrivo del missile dal fatto che riceve i segnali del radar che guida il missile stesso, questo aereo scenderà il più possibile verso il basso e compierà brusche manovre evasive proprio per esaurire le capacità di manovra del missile. I “missili ipersonici” in questo caso non sono stati inventati per il “combattimento aereo” ma per abbattere dalla maggiore distanza possibile aerei lenti e che non possono compiere manovre evasive, come i bombardieri. Comunque ancora storia antica.

Infine, esiste un’altra categoria di missili che invece di compiere una traiettoria “balistica” ad arco, che è facilmente prevedibile, viaggiano più o meno in orizzontale. La ragione è che i radar faticano a ricevere l’eco di ritorno da oggetti che si trovano dietro la curvatura terrestre, con tanti saluti ai terrapiattisti. Ecco perché esistono gli “arei radar” che portano il dispositivo più in alto possibile in modo da allargare l’area coperta dal segnale. Volando in basso si rimane nascosti al radar posizionato sul terreno fino a che non si arriva ad una certa distanza, che è di pochi chilometri e questo, combinato con la velocità del missile, riduce moltissimo la capacità di reazione di un dispositivo anti-missile. Però, come per i missili imbarcati sugli aerei, volando veloci non si può cambiare facilmente direzione e si incontra un notevole attrito dovuto alla densità dell’aria. Ecco perché i “missili da crociera” di solito sono molto lenti, sia per ottimizzare l’autonomia e consentire viaggi di centinaia di chilometri, sia per consentire al missile di cambiare direzione in maniera imprevedibile. Da cui l’unico uso possibile dei “missili ipersonici” in questo caso è se sono portati da un aereo che si incarica di sfuggire ai radar e delle manovre evasive, per essere lanciati vicino al bersaglio in modo da colpirlo con un approccio diretto, immediatamente, prima che possa reagire. Una cosa che è particolarmente difficile se il nemico ha la superiorità aerea e quindi facilmente abbatte gli aerei prima che possano avvicinarsi ai bersagli.

Quindi, riassumendo: da una parte non c’è niente di nuovo per la maggior parte dei casi, dall’altra i “missili ipersonici” non sono un’arma dei “Paesi emergenti” perché, a parte i costi esorbitanti che li rendono anti-economici per bombardare le case, presuppongono la superiorità aerea che non a caso è uno dei presupposti della dottrina USA e quindi “occidentale”.

Nel caso di Israele, grazie ai finanziamenti USA, da sempre ha la superiorità aerea su tutti i suoi vicini per cui non c’è nessuna possibilità che Israele venga bombardato dall’aviazione di qualche altro Paese, figurarsi l’Iran che non è nemmeno confinante, in mezzo ci sono prima l’Iraq e poi la Giordania e la Siria. Tutti i missili eventualmente lanciati da terra da un punto qualsiasi o sono lenti oppure sono “balistici” e quindi in entrambi i casi facilmente intercettabili. L’Iran non può impiegare nessun “missile ipersonico”, tranne i casi sopra elencati che sono storia antica. L’unica opzione per un “Paese emergente” è lanciare tanti missili economici in modo da “saturare” le difese avversarie e in ogni caso obbligarle a spendere munizioni che sono molto più costose. Chiaro che se tu lanci un drone che costa tremila euro e questo viene abbattuto da un missile che costa tre milioni di euro, hai comunque inflitto un danno.

Nel caso dell’Ucraina, nonostante la ridicolissima propaganda Anti-NATO e Pro-Russia che per me è inconcepibile, ultimamente ho sentito dei MAGA americani inneggiare a Putin come difensore della Cristianità, il fatto è che l’Ucraina non ha una aviazione degna di nota e questo toglie di mezzo il presupposto fondamentale della dottrina NATO, cioè quello della superiorità aerea, anzi, colloca l’Ucraina nei panni dell’ipotetico avversario della NATO. Rispetto ad Israele ci troviamo in una situazione invertita dal punto di vista tecnologico. Il guaio in quel caso è che la Russia confina con l’Ucraina e quindi, pur essendo i Russi degli straccioni, possono impiegare le armi degli straccioni, cioè mandare all’assalto migliaia di trogloditi sdentati senza curarsi delle perdite e cosi facendo portare all’esaurimento l’avversario.

Apriamo una parentesi relativamente ovvia. La Russia, che poi non è “Russia” ma una “federazione” in cui la Russia è il centro egemonico e le altre Repubbliche sono delle colonie, da sempre si è dotata di forze terrestri quantitativamente enormi e scadenti per qualità, proprio perché ha sempre avuto una economia da Terzo Mondo e milioni di straccioni sacrificabili. Di conseguenza la aviazione russa non ha lo scopo della superiorità aerea sul territorio avversario ma solo quello di proteggere per quanto possibili le posizioni del proprio schieramento. Cosi come la marina russa non ha mai avuto lo scopo di dominare gli oceani ma solo di attaccare, in maniera più o meno suicida, le formazioni navali delle portaerei americane. Da cui, come si vede, l’aviazione russa non vola sopra l’Ucraina e la marina non è davanti la costa ucraina. Le armi fantascientifiche sono storia antica, tutti gli autocrati “bluffano” millantando le capacità dei propri scienziati e tecnici militari. I Nazisti le avevano veramente, le “wunder waffen” ma erano anti-economiche per le ragioni sopra descritte. Se tu devi costruire un aggeggio costosissimo e il nemico ne contrappone cinque che tutti insieme costano la metà, devi avere molte più risorse per prevalere, altrimenti sarai portato all’esaurimento.

Per queste ragioni la propaganda è paradossale, gioca sull’ignoranza e quindi sui timori irrazionali di un pubblico di scemi.

Cattivi Maestri

O tempora o mores

Questo è un esempio dei post che richiedono l’anonimato.

Leggevo Feltri: non esiste libertà che valga l’atomica .

Premessa: io sono un ragazzo della Guerra Fredda e ho vissuto fino alla maturità sotto la minaccia della Terza Guerra Mondiale. Negli anni seguenti la caduta del Muro ho prestato servizio nell’Esercito italiano quando ancora esisteva la Leva obbligatoria ed erano le vestigia di quando si dava per scontata l’invasione delle divisioni corazzate del Patto di Varsavia. Ogni tanto lo ricordo perché è come se queste cose non fossero mai esistite, fui assegnato ad un reparto di artiglieria di una Brigata Alpina e l’idea era di provare a tenere i passi alpini ma se necessario avremmo dovuto usare proiettili nucleari per evitare che l’invasore dilagasse nella pianura. Avremmo sparato sui nostri commilitoni e chiunque si fosse trovato da quelle parti.

Ora, leggendo Feltri mi domando da quale mondo venga. Come se si fosse svegliato ieri e non avesse memoria di quando ci si aspettava che i ragazzi italiani corressero alla frontiera per fare quello che fanno gli Ucraini ma dando per scontato che sarebbe stato un sacrificio sullo stile delle Termopili. Come se Feltri non sapesse che la dottrina NATO prevedeva che dopo pochi giorni di combattimento le zone di contatto sarebbero state sacrificate trasformandole in un deserto radioattivo per rallentare l’invasore e dare il tempo agli Americani di inviare rinforzi via nave.

Visto che ho citato le Termopili, consideriamo la vicenda. Da quando la nostra “sinistra” ha abbandonato l’ortodossia sovietica per farsi “liberal” i grandi imperi multietnici e multiculturali sono diventati il non plus ultra. Quindi i professori, che sono tutti “di sinistra”, ci raccontano di come questo impero inclusivo e tollerante fosse stato aggredito dalla rivolta degli Joni, coloni greci dell’Asia Minore, sobillati da Atene. Gli Ateniesi e gli Elleni in generale sono “xenofobi”, convinti che solo loro meritano l’appellativo di “uomini” perché non si sottomettono a nessuno, orgogliosi di essere nati ognuno nella sua polis. Gli Joni mettono a ferro e fuoco le città persiane e l’impero reagisce sopprimendo la rivolta nel sangue, poi si rivolge ad Atene. Come tutti sanno, la prima volta la spedizione punitiva sbarca a Maratona. Gli Ateniesi riescono a sconfiggere il corpo di spedizione persiano e già questa è una cosa impensabile.

Pausa, torniamo alla mia infanzia. All’epoca i Comunisti italiani erano dilaniati da una contraddizione. Da una parte erano ben contenti di essere “compagni” dentro l’Egemonia USA che gli consentiva il benessere materiale e la libertà di espressione, dall’altra però per tradizione predicavano la “Rivoluzione” che avrebbe dovuto determinare la “Dittatura del Proletariato”. In questa predicazione bisognava completare la “Resistenza”, che era appunto l’inizio della “Rivoluzione” e l’Armata Rossa sarebbe stata benvenuta come un “liberatore”. Quindi, tornando alle Termopili italiane, oltre la necessità di sacrificarsi sui passi alpini, avevamo la certezza che ci sarebbe stato anche il “fronte interno” perché i nostri Comunisti avrebbero parteggiato per l’invasore. La cosiddetta “Destra” ha sempre avuto una colpa assoluta, quella di farsi definire dagli altri, in particolare dai “compagni”, come se non avesse altra capacità che fare il verso, vivere come immagine riflessa. Quindi, a parte la faccenda delle Termopoli, l’idea era di imitarli con la organizzazione Gladio o “stay behind”, cioè l’idea che se i “compagni” fossero riusciti ad instaurare un regime comunista in Italia, quelli che non sarebbero stati rastrellati ed eliminati avrebbero dovuto fare la stessa cosa a parti invertite, cioè spionaggio e sabotaggio a favorire gli Americani.

Abbiamo visto che con la caduta del Muro i Comunisti sono diventati “liberal” passando attraverso un certo numero di trasformazioni e hanno rimosso tutto il loro passato marxista-leninista e l’ortodossia sovietica. Le organizzazioni militanti della “sinistra extraparlamentare”.

Col solito meccanismo dello specchio, se la “Sinistra” è diventata “americana” la “Destra” non poteva che diventare “sovietica” e rido mentre lo scrivo, data la folle assurdità, la assoluta scemenza della cosa. Quello che nella mia infanzia era il “Paradiso dei Lavoratori” adesso è la mecca di quelli che all’epoca erano i “Fascisti”. La Armata Rossa è ancora un “liberatore”, una volta ci avrebbe liberato dal Capitalismo e adesso ci libererebbe dai “froci” e dai “biolab” coi loro vaccini.

Bene, torniamo ad Atene. Immaginiamoci personaggi come Orsini, Travaglio, Santoro, Oddifreddi nella agorà. Abbiamo provocato l’Impero Persiano e adesso gli Joni sono sterminati e ridotti in schiavitù. Poi l’Impero ci manda un ultimatum, arrendetevi alla vostra giusta punizione o seguirete la sorte degli Joni. Oddio, la guerra. Noi vogliamo la pace. Il Feltri ateniese direbbe che non esiste libertà che vale il taglio della spada. Orsini direbbe che i Persiani hanno già vinto. Tutti direbbero che siamo sconfitti e comunque ce li meritiamo perché siamo “neofascisti”, Azov, “froci” e “vaccini biolab”.

Per qualche strana ragione gli Orsini, Travaglio, Santoro, Oddifreddi e Feltri all’epoca delle Guerre Persiane furono zittiti e gli Ateniesi non solo uscirono dalla città per affrontare i Persiani a Maratona. Accettarono la distruzione di Atene quando fu evidente che gli Elleni non potevano fermare la seconda spedizione punitiva che, attraversati i Dardanelli, calava dal nord. Evacuarono la città via mare, mentre l’Ellade era invasa, l’Attica perduta e si pensava di potere difendere solo il Peloponneso. Poi si disposero ad usare la flotta, il famoso “muro di legno” della profezia raccontata dai posteri, per affrontare l’invasore. La battaglia di Salamina, il contingente terrestre persiano sconfitto a Platea. Atene emerge vittoriosa e si impone la “egemonia ateniese” della Lega di Delo. Finirà male, seguirà la Guerra del Peloponneso.

Comunque, ci si dovrebbe domandare perché nella Storia gli uomini si sono ribellati e hanno preferito la morte alla schiavitù. Si sono ribellati e hanno preferito la morte anche ad un relativamente comodo servaggio.

Oppure, ci si dovrebbe domandare perché capita che Feltri affermi il contrario, cioè che la “libertà” non vale il sacrificio. Perché la “atomica” è una metafora che significa una minaccia qualsiasi, non fa differenza se fai a pezzi la gente in un modo o in un altro. Tanto è vero che lo stesso Feltri, in una sorta di “excusatio non petita”, cita le ragioni economiche. La “libertà” non vale il disagio dell’aumento dei prezzi o della disdetta delle vacanze. Una qualsiasi minaccia deve bastare a farci calare le braghe perché diamo per scontato che gli agi si guadagnino dando via il culo, non c’è altro modo.

Questa è la cosa più ridicola ed assurda. A Feltri e a tutta la combriccola non è richiesto il minimo disagio. La Borsa è ai massimi, l’economia gira nei limiti del dissesto del Bilancio statale e delle conseguenze della “globalizzazione” che ci ha reso periferici come nel Cinquecento.

Quando si parla di “armi”, premesso che spendiamo tipo 1.5% del PIL quando da accordi internazionali dovremmo spendere almeno il 2%, premesso che tra il 70 e lo 80% della spesa va negli stipendi, premesso che prima della crisi ucraina la NATO era stata smantellata in funzione delle “missioni di pace”, perché non si pensava più ad una “guerra convenzionale”, proprio questa è la contraddizione, cioè il fatto che non possiamo armare l’Ucraina perché non abbiamo le armi, abbiamo stipendi e infatti fino ad ora gli abbiamo dato i ferrivecchi ripescati dai depositi dove attendevano la demolizione. Ferrivecchi per i quali non produciamo parti di ricambio e quindi quando si rompono li devono abbandonare e non produciamo munizioni, di cui tra l’altro non abbiamo scorte perché andrebbero rinnovate periodicamente.

Onestamente, non me la prendo con Feltri, cosi come non me la prendo con Orsini, Travaglio, eccetera. Mi pare ovvio che non è tanto che loro siano onestamente convinti delle cose assurde che propalano ma che esiste un pubblico di scemi, ignoranti e pazzi a cui si può vendere lo sciroppo miracoloso. E’ un mercato. Domanda e offerta. Diventa palese se pensiamo che è una “linea editoriale” quella di pubblicare le tesi di questo o di quello. La “linea editoriale” deve pagare, in termini di interesse della “lobby” o in termini di vendite.

Chiudo con una conclusione ovvia. Io mi vergogno di essere concittadino di Feltri. Non mi interessa se è convinto di quello che dice o se lo fa per mestiere, mi vergogno che lui parli e mi vergogno che lo facciano parlare.

Circa il resto della popolazione, il fatto che ci siano milioni di “novax” che guarda caso siano anche convinti che “Putin è nel giusto”, inevitabile conseguenza della diseducazione che ha storpiato generazioni ad ondate, prima quando ci facevano marciare in cortile cantando “Bandiera Rossa” e poi quando hanno cominciato col “cittadino del mondo”. Il vuoto deve essere riempito da qualcosa e gli scemi, gli ignoranti e i pazzi lo riempono con le prime scempiaggini che gli capita di sentire ripetere in giro. Generazioni diseducate in modo che non abbiano memoria e consapevolezza di se stesse, gente che pensa alla vita come il “sushi” e la “maria” e i “viaggi”. Siamo destinati all’estinzione, perché mentre ci impongono milioni di immigrati e nello stesso tempo non facciamo più figli, siamo anche privi di morale e tutti intenti al godimento narcisistico, per cui ci caghiamo addosso appena un troglodita sdentato ci fa “buh”.

Ucraina

Della agonia dell’Occidente.

La prima ragione che contraddice l’esistenza di Dio è l’esistenza del Male. Lascio al lettore l’approfondimento. Fatto sta che sulla guerra in Ucraina leggo e sento cose cosi immorali e illogiche che richiedono una perversione, una religione del Male.

Primo fatto ovvio e banale. Ci sono molti, partendo da “opinionisti” come Fusaro arrivando ai commenti “anonimi” su Internet, che appellano il Presidente ucraino “guitto” o “comico”, con l’ovvia intenzione di ridicolizzarne e sminuirne la figura.

Dico, guardate il Presidente della Repubblica italiano, su cui non posso esprimere le mie vere opinioni perché incorrerei in un reato. Ogni volta che apre bocca non fa che propagare i dettami del “politically correct” sovranazionale e “globalista” che presuppongono la cancellazione dello Stato, della Nazione e del Popolo italiano, contravvenendo palesemente al suo dovere istituzionale. Lo fa perché da tempo ci hanno imposto la supremazia del succitato “politically correct” nella forma vaga e indefinita del “Diritto internazionale” sulla Costituzione e quindi sul Diritto nazionale, oltre ovviamente la supremazia delle “istituzioni internazionali” sulle nostre. In piccolo siamo davanti ad un paradosso simile a quello citato all’inizio, cioè l’esistenza di Dio e l’esistenza del Male o la normalità del Male.

A parte la contraddizione di un Presidente che agisce contro il Popolo che dovrebbe rappresentare, immaginiamoci che l’Italia fosse invasa da un avversario enormemente più forte. Cosa direbbe e farebbe il Presidente della Repubblica italiana di meglio rispetto a Zelensky.

Di più, cosa farebbero gli Italiani. Vogliamo ricordarci gli ultimi eventi storici? L’Italia si costituisce in Nazione col Risorgimento, cioè con le Guerre di Indipendenza e le campagne di annessione con cui i Savoia si impossessano degli altri Regni d’Italia. Regni che si costituirono nel corso di guerre coloniali delle Potenze europee che si avvicendarono nel corso dei secoli. Come scriveva Dante nel Trecento, “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”. La Unità si fece non tanto con la forza delle armi, che i Savoia non avevano ma con la diplomazia e gli accordi, più o meno aperti, con le stesse Potenze per le quali l’Italia era ancora un dominio coloniale. Quindi le Guerre di Indipendenza avrebbero visto i Savoia soccombere se non fosse stato per il sostegno limitato della Francia, cito: “In seguito agli accordi di Plombières (21 luglio 1858), il primo ministro del Regno di Sardegna Cavour promise all’imperatore francese Napoleone III la cessione della Savoia in cambio del suo appoggio alla politica di unificazione italiana condotta dalla monarchia sabauda.” – “Nel frattempo il quadro internazionale cambiava e l’Inghilterra si mostrava favorevole a una situazione italiana dove la Francia non avrebbe avuto alcun peso mentre uno Stato unitario italiano poteva costituire un valido punto d’equilibrio in Europa sia nei confronti della Francia che dell’Austria”.

La Grande Guerra. “L’Italia, pur restando neutrale, era in cerca dei migliori vantaggi territoriali in cambio di un proprio intervento: l’8 aprile 1915 offrì di affiancare in guerra le potenze centrali se le fossero stati ceduti Trentino, isole della Dalmazia, Gorizia, Gradisca e riconosciuto il “primato” sull’Albania. Una settimana dopo l’Austria-Ungheria rifiutò le condizioni e l’Italia fece richieste ancora più gravose alle potenze dell’Intesa, che si dissero disposte a intavolare delle trattative” – “Alla fine del 1914 il ministro degli esteri Sidney Sonnino avviò contatti con entrambe le parti per ottenere i maggiori compensi possibili e il 26 aprile 1915 concluse le trattative segrete con l’Intesa mediante la firma del patto di Londra, con il quale l’Italia si impegnava a entrare in guerra entro un mese, in cambio di concessioni territoriali. Il 3 maggio successivo fu rotta la Triplice alleanza, fu avviata la mobilitazione e il 24 maggio fu dichiarata guerra all’Austria-Ungheria, ma non alla Germania, con cui Antonio Salandra sperava, futilmente, di non guastare del tutto i rapporti”.

Otto Settembre. “La fuga di Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto, dei vertici militari e del Capo del governo Pietro Badoglio, dapprima verso Pescara, poi verso Brindisi, nonché la confusione, provocata soprattutto dall’utilizzo di una forma che non faceva comprendere il reale senso delle clausole armistiziali e che fu dai più invece erroneamente interpretata come indicazione della fine della guerra, generarono ulteriore confusione presso tutte le forze armate italiane in tutti i vari fronti sui quali ancora combattevano: lasciate senza precisi ordini, andarono allo sbando” – “Galli della Loggia ha intitolato un suo libro del 1996 La morte della patria, facendo di questa tesi l’argomento dell’intero libro. Ha in particolare approfondito come la Resistenza non abbia potuto creare un nuovo sentimento nazionale perché era divisa fra più “anime”, alcune delle quali di sentimenti più internazionalisti, se non addirittura contrari agli interessi nazionali”.

Si chiude il cerchio, l’Italia occupata prima dai Tedeschi e poi dagli Angloamericani, al netto della retorica vuota, non può essere Patria, non può essere Popolo, Nazione, Stato. Invertito il Risorgimento, ripercorsa l’Italia in lungo e in largo dai lanzi delle Potenze straniere, l’Italia torna ad essere quella che vedeva Metternich: “La parola “Italia” è un’espressione geografica, una qualificazione che riguarda la lingua, ma che non ha il valore politico che gli sforzi degli ideologi rivoluzionari tendono ad imprimerle”. Che poi all’epoca l’Italiano era una lingua letteraria artificiale, gli Italiani parlavano le loro lingue locali.

Quindi, ancora, il Presidente della Repubblica fondata dagli occupanti sulla Mafia, sul Vaticano e obtorto collo sul PCI, come tutte le Istituzioni dello pseudo-Stato, può essere solo un Vicerè, il governatore di una colonia.

Secondo fatto ovvio, chi sono gli Italiani? Immaginiamoci come reagirebbero gli Italiani del 2023 alle prese di un esercito invasore. Quante ore o minuti resisterebbero le Forze Armate lasciate a se stesse? Cosa farebbero gli abitanti delle città con i carri armati per le strade? Infatti gli stessi che danno del “guitto” a Zelensky non si vergognano di insultare confusamente gli Ucraini che resistono accusandoli di crimini fantasiosi, l’ultima che ho sentito è che espiantano gli organi dei loro stessi bambini. Quando non denigrano o insultano gli Ucraini, più prosaicamente ricadono nella considerazione che non ci conviene sostenerli perché cosi facendo, oltre spendere i nostri soldi, provocheremmo i Russi, che al contrario degli Ucraini sono pieni di virtù e soprattutto possiedono arsenali e capacità militari inauditi.

Tutto questo è solo una ripetizione meccanica di slogan propagandistici che, secondo antica abitudine, cadono dall’alto su una massa acefala e condizionata alla servitù clientelare. Gente che da una parte manifesta i vizi atavici che sono ancora quelli del bordello dell’epoca di Dante, dall’altra vive in maniera infantile il parossismo edonista-narcisista imposto dal condizionamento massonico che comincia negli Anni Settanta. La guerra in Ucraina deve essere rimossa perché disturba l’andamento altalenante del godere e della frustrazione tipici “quieto vivere”, si lavora e si fatica per il pane e per la fica e obbliga ad assumere una posizione morale in un mondo dove non deve esistere nessuna morale e le persone pensano solo alle fatture e alle vacanze o all’iPhone.

La verità è che gli Italia e gli Italiani non valgono l’Ucraina e gli Ucraini. Ancora, è ovvio e banale. Gli Ucraini si trovano a combattere la loro Guerra di Indipendenza per realizzare il loro Risorgimento. Noi ce l’abbiamo alle spalle, molto lontano. Gli Ucraini vogliono essere Popolo, Nazione, Stato, noi vogliamo essere “Cittadini del Mondo”, batterie umane di Matrix, automi della “Globalizzazione”. Loro combattono una guerra e noi andiamo al fallimento a forza di squallidi sussidi, pensioni, vitalizi. Loro hanno Azov, che in pratica sono i Garibaldini ucraini e noi abbiamo il Reddito di Cittadinanza che promette a tutti di non lavorare e dedicarsi alla musica, alla danza, alla poesia.

I nostalgici dell’Unione Sovietica e i “marxisti” li capisco, cioè li compiango come poveri malati di mente che per il loro e altrui bene dovrebbero stare chiusi. Quello che trovo invece insopportabile è la cosiddetta “destra”, che da sempre si atteggia in maniera patetica senza considerare che se lasci la via vecchia (USA – NATO) per la nuova, qualsiasi cosa sia questa “nuova via”, devi avere le idee per progettarla e la virtù, la forza, per edificarla. Io vedo solo dei nanetti per competenze, talento e morale che alla fine non sono affatto alternativi ma perfettamente uniformi alle direttive massoniche per lo Uomo Unico da cui al post precedente. Gente che più o meno consciamente vede in Putin la reincarnazione del Duce e quindi una specie di vendicatore dell’ Otto Settembre. Sopra una triste salsa di terzomondismo perché “Terza Via”.

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